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Al regio natale
Ai parti fecondi,
Allo scettro, onde uguale
Movea due Poli e sostenea due Mondi,
Giunse i pregi secondi
Costei d’alta bellezza, acciocch’avesse,
Chi la falce avventò, ricca la messe.
Così va
La gloria e la beltà, che ‘l mondo adora,
Fatta preda di Cloto in grembo a Flora.
Quell’occhio, ch’ardea
Con lampo temuto,
Ov’il Fasto sedea
Tiranno imperioso a impor tributo;
Giace arido rifiuto
Degl’anni e a sepelir le luci spente,
Congiuran le palpebre e ‘l marmo algente.
Quel ciglio, che rise
Qual arco dell’Iri,
Che dolce promise
Nelle guerre d’Amor pace ai sospiri,
Spense in Lete i bei giri;
E furo a morte in trionfar di lei,
Quelle ciglia superbe archi e trofei.
Quella guancia fiorita
Di ligustro e di croco,
Che accompagna e marita
Con prodigio d’amor la neve al foco,
Cangiò fortuna e loco,
E in cieco orror da fera morte oppressa,
Spaventa col suo orror la morte istessa.
Quella bocca a cui pria
Su ‘l labbro rosato
Ancor fresco bollia
Del piè di Citerea l’ostro animato,
Ecco in pallor gelato
Smorza i rubini e nel suo Trono anciso
Piange in braccio al silentio esangue il riso
Così và
La gloria e la beltà, ch’il mondo adora
Fatta preda di Cloto in grembo a Flora
Si veggia ogn’alma e in se convinta affermi,
Ch’è pregio egual, servire Auguste e vermi.
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shelfmark 204.3.B.12.160
Record by Nadia Amendola