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Poetical text transcription
Tu che ’l mondo hai per trastullo
D’agitare ogn’or Fortuna,
Or prostrata all’aurea cuna
Dallo in mano a quel fanciullo.
Se cortese al primo cenno
D’offerirglielo consenti,
Preverrai quello che ’l Senno
Farà poi nei dì crescenti.
Fia pensier di saggio core
Donar pronta in lieto volto,
Quel ch’a forza del valore
Alla fin ti sarà tolto.
Ve l’ingegno, che nascente
Già balena in quella faccia,
Ve l’ardire, ch’innocente
Pargoleggia in quelle braccia.
Da quegl’occhi, ancor sopiti,
Uscir folgori non vedi?
Ai sonori alti vagiti
Giove infante esser nol credi?
Ogn’anelito, ogni moto
Di quell’inclito bambino,
Chiaramente altrui fa noto
Più ch’Augusto, esser divino
Et a lui doversi in sorte,
Com’a Nume terreno,
L’arbitrio della vita e della morte.
A suoi spirti guerrier già Borea avvampa,
All’ire, che minaccia, Africa gela
E previste il Caldeo già già vicine
L’arabiche ruine,
Intima a Macometto,
Che fuggendo soletto
Da la paterna Mecca
Sen corra alato a sepellirsi tosto
In un antro di Scitia il più nascosto,
Ma quel fonte il troverà
E dal centro disserrando
Il cadavero nefando
A le fiamme il dannerà
E la cenere letale
Di quel Cerbero infernale
A li venti spargerà.
Che sol conviensi a si sovran campione
Spianar Babelle e annihilar Macone;
Impresa sì superba
Negata a tanti Augusti, a lui si serba.
Ben Alcide vagando
Di terreno in terreno
In numerose guise
Più d’un tiranno ancise;
Ma quest’eroe celeste, in ogni suolo,
Con lo spavento solo
Del suo temuto brando
Mandar vedrassi ad un balen distrutti
In eterno esterminio i mostri tutti.
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shelfmark 204.3.B.12.122
Record by Nadia Amendola