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Uniform title
Poetical text transcription
VII
Scender che giova dagli avi splendidi,
E al chiuso in arca tant’oro pallido
Negar la luce e l’uso,
Né conoscer piaceri?
Del pari in soglio, che in vil tugurio
Vedesi a fronte l’empia avarizia
Rider l’altrui disprezzo:
Duro è il disprezzo altrui.
Ma generoso spirito magnanimo
Che giova al alme che il vero ignorano
Goder delle ricchezze
Dono illustre di Giove?
Oh d’aurea degni sorte propizia
Quei che le belle arti nutriscono
Ornamento del Mondo,
Delle città plendore.
Converi i ricchi tributi d’Asia
Vittorioso già vide il Tevere
In sculti bronzi e marmi
In edifici in tempi.
Nulla resiste degli anni all’impeto.
Periro, è vero, l’Impero e l’opere;
Ma oh quant’ancor grandezza
Spirano le ruine!
Vanni i nepoti dei vinti barbari
A rimirarle, e non si sdegnano
Che sottentrasser gli archi
Lor’ avi incatenati.
Serba, o Riccardo, quel roman genio
Segno verace d’una grand’anima,
Nudri sì le bell’arti
Delizie della vita:
Elle il tuo nome dal lido patrio
Fan gir dovunque franche veleggiano
Le gran navi britanne
A portar merce o guerra.
Isconosciuti gli avari sordidi
Restin quai belve sole nell’orride
Lor cavernose tane
Senza sol senza nome.
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shelfmark 74.R.34.12
Record by Bianca Marracino