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XIII
Di vaste fabbriche sostegno altero
Marmi e colonne greche ed egizzie
Grandi reliquie d’unico impero,
Spiranti immagini di dive e numi
E di quei forti che tutti al Tevere
Fer tributarii li mari e i fiumi,
Signor, puoi scorgere colà di Marte
Nel patrio campo, e ogni altro splendido
Nei nostri secoli parto dell’arte:
Ma tante candide di bionda chioma
Snelle leggiadre vezzose giovani
No non s’incontrano nell’alma Roma,
E sì bell’opere che fa natura;
Sormontan tutti quei numi e consoli
Con lor magnifiche temute mura.
Or che quì splendono di lungo giorno
Gli estivi raggi, ma non sì torridi,
Che l’erbe uccidano del bel Soggiorno;
Quanto è piacevole gire a diporto
Dentro ai reali giardin di Kenfington
Quando già il termine del giorno è corto!
Su folta e morbida minuta erbetta
Di giovinezza il fior passeggiavi
Al soffio placido di fresca auretta.
Framisti i giovani franchi amorosi
Van tra le ninfe che or liete o serie
Saluti rendono dolce vezzosi:
An d’ogni vario color gioconda
Leggiera vesta, e il drappo serico
Con lieve sibilo l’andar seconda:
Altre favellano coi lor seguaci,
E vagheggiate altre sorridono,
Altre s’incontrano con riso e baci,
Cui mentre i fervidi garzon d’appresso
Volgon trasversi guardi d’invidia:
Elle ne ridono nel tempo istesso.
Talora invitane la gran riviera
Che scema e cresce col vast’oceano:
Soggiorno amabile inver la sera.
Spalmate e rapide, dipinte aurate
Più navicelle l’onda or ne solcano
Che la delizia son della state:
Altre veleggiano come guerriere
Ben corredate navi britanniche,
E danno ai zeffiri pinte bandiere:
D’altre al remigio spogliata inarca
La ciurma il dosso, cui sotto domite
L’acque gorgogliano, geme la barca.
Venga dall’indiche ricche Maremme
Avventurosa per vento prospero
Gran nave carica d’oro e di gemme;
Perderà il pregio con queste rare
Navicellette che il meglio portano
Di quanto genera la terra e il mare:
Le belle portano ninfe di questa
Superba riva, che tutte si ornano
Di fiori tremoli la bionda testa:
Del sottilissimo lino che asconde
Del capo il sommo, due liste scendono
Mosse sugli omeri dal vento in onde:
L’ariette cantano d’Italia bella,
E in così dolci bocche, dolcissima
Fasi la musica e la favella.
Indi preparasi d’un elegante
Gusto la mensa, e dei più nobili
Cibi apparecchiasi cena prestante:
Per lor vendemmiano i lidi Iberi
I Galli i Toschi, e i vini brillano
Nei lucidissimi angli bicchieri.
Or chi rammentasi più il Campidoglio
L’arco di Tito e il Circo Massimo
Con quanto restavi d’antico orgoglio?
Ben la tua imagine sempre ç nel core,
Prencipe illustre, e il tuo bell’animo
Pien d’amicizia e di valore,
E quella libera dono del cielo
Anima grande che dentro al lucido
Astro di Venere prese il bel velo.
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shelfmark 74.R.34.4
Record by Bianca Marracino