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Poetical text transcription
Co ’l procaccio, che parte oggi di Napoli, che siamo ai 20. di decembre, io ho poco, che scrivere a V. S. Illustrissima de’ negotij, che per le novità, ch’ora corrono, si sono poste le ferie avanti tempo; e ogn’uno scordatosi degl’interessi di questo mondo, attende a placar l’ira di Dio, che ci minaccia. Il Monte Vesuvio, che da Somma, terra, che gli giace ad uno de’ fianchi, riceve oggi il suo nome, è distante dalla città di Napoli poco più oltre lo spatio di sei miglia [...].
Tre sonetti del medesimo poposito
Granido il sen d’accese giamme ignote
S’apre Vesuvio e la sua ronte estolle
Aspavento sì nuovo il piano il colle
Da le radici sue trema e si scote.
Arresta in Oriente al sol le rote
Nembo di fumo, che gorgoglia e bolle.
Tuona sdegnato il monte e ferro molle
Vibra contra le stelle e ’l suol percote.
Fulmi, che da le sfere altrui spaventa,
Tra le nubi del Ciel non ha più loco;
Dagli abissi d’Inferno ira l’avventa.
E tu carco di colpe a scherzo, a gioco
Prendi, mio cor, gl’incendi? Ah ti rammenta,
Che son voci di Dio lingue di foco.
Secondo.
E che pensi mio Cor? Quel, che dal seno
Partorisce terrori orrido monte,
Per vendicar del Ciel gli oltraggi e l’onte
Con diluvio di fiamme arde il Tirreno.
Forse così sciolto a le furie il freno
Disdegnoso Cocito e Acheronte
D’ira giusta sui rei sparge dal fonte
Vampe vendicatrici, atro veleno.
Nube, ch’esce d’Inferno, il Cielo oscura:
Si scote fatto il suol tremola canna:
Fuggon spirti più grandi aurate mura.
O come fasto uman se stesso inganna!
D’un albergo regale è più secura
Contra l’ira del Ciel fragil cappanna [sic].
Terzo.
Or, che dal grembo suo con nube oscura
Orgoglioso Vesuvio altrui minaccia
E tra lampi di fuoco al suol la faccia
Copre d’atro terror cenere impura;
Ne’ portenti novelli alma secura
De le fiamme gli abissi apre e rintraccia
E svela poi, quanto segreta abbraccia
Ne le viscere sue cauta natura.
Ma che folle vaneggi? A le tue voglie
Deh sia tra tanto orror meta più chiara
Quella che sul tuo crin cener s’accoglie.
Come cieca Fortuna e morte avara
In fredda polve il tuo mortal discioglie,
Ne le scole del Ciel più saggio impara.
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Shelfmark
collection Borromini
shelfmark S. Borr. Q.IV.223.91
Record by Nadia Amendola