Record num. 7602

Bibliographic level

Constituent unit

Type of record

Printed text for music

Date

Single known date, 1667

Title

In morte del Signore Nicolò Claudio Fabri Peyresio

Music format

Linked names

poet: Benigni, Domenico (1596-1653)

Publication

Copia

Physical description

Parte prima, pp . 105-108

Watermark

Not recorded

Uniform title

Di bel nettare Ascreo. Forma non specificata, In morte del Signore Nicolò Claudio Fabri Peyresio

Bibliography

Poetical text transcription

Di bel nettare Ascreo
Sparso di mia faretra un dardo alato;
S’alzò morte il trofeo;
Dove mi chiama a saettare il Fato?
Inno chiaro e festoso
Oggi non chiegga il vanto;
Armi la cetra mia plettro doglioso:
Torbida onda di pianto
Tempri nel duol l’aspre saette al canto.

Già PEYRESIO in te cura
Morte volar fe’ del suo stral le piume:
Già di pietate inuda
L’ombre portò del tuo splendore al lume.
O come allor virtute,
Sotto aureo scuro e forte,
Svolger tentò l’empie quadrella acute.
Ma chi sostien di morte
Irata i colpi, o svolge in Ciel la sorte?

Cadesti, è ver, ma quale
Per lo Ciel portentosa orrida face
Spiegò chioma letale
E funesta vibrò fiamma vorace?
Tra cieche nubi involto
E da qual parte, o Cielo,
Tonasti allor tinto di sdegno il volto?
Da lo squarciato velo
Dove a ferir gio di tua destra il telo?

E pure allor tremante
Virtù mesta si scosse al tuo languire
E del tempo volante
Timida al tuo cader paventò l’ire:
Allor che freddo il ciglio
Pieno di morte, ai lampi
Del Ciel chiudesti; con fatal periglio
Agli Eliconij campi
Un sol sparì, cui par non fia, ch’avvampi.

Belle Dive canore
Altro per voi sciolga Pegaso il volo
E di doglioso umore
Apra novo Ippocrene al vostro duolo:
De l’Argivo permesso
Il più famoso alloro
Oggi le glorie sue cede al cipresso:
Al bel virgineo coro
Ah che morte ha rapito ogni tesoro.

Et a qual aure aprite
Voi più Galliche prore i bianchi lini?
Industriose, ardite
Quai cercate del mare ermi confini?
Le maraviglie e l’opre
A chi più di natura
Curiosa vaghezza a l’aura scopre?
Antica etate oscura
A chi svela suoi fasti e a qual cura?

Ma dove il duol mi tira
A segnar l’orme per sentier sì strano?
L’arco de la mia lira
Rieda pure a ferir segno romano,
Nube di gloria ardente,
Più che d’umor feconda
Versa mesta dal sen pioggia dolente.
Per te, PEYRESIO e l’onda
Di lagrimoso duol veste ogni sponda.

Perche splende tuo nome
Di queste onde a formare altri si pigli
Chiaro fregio a tue chiome
E degli anni al furor tronchi gli artigli,
Nome, ch’in Elicona
Ha in guardia Euterpe, o Clio,
Di sempiterna ambrosia il Ciel corona,
Stilla d’Aonio rio
Trionfante non teme onde d’oblio.

Se contesta di rime
A bel sudor, d’accesa voglia altera,
Erge mole sublime
Di cigni armoniosi inclita schiera;
Di Nembi e di tempeste
S’armi Aquilone in guerra
E lieve il tempo ogni sua fuga appreste;
A chi suoi rai disserra
Degl’inni amico il sol, non va sotterra.

A bell’oprar rivolti
Quanti già di sudor l’orme bagnato,
Ch’in lunga notte avvolti
Preme, degni di pianto, il Fato avaro;
Solo, perché maligno
Raggio di Ciel non diede
Loro, sacro qua giù Castalio Cigno,
Virtù, ch’aurea mercede
Non trova in Pindo, egra languisce e cede.

Con gloriosi carmi
Degli anni a debellar schiera sì tetra
E ben raggion, che s’armi
Per te chiara d’Italia oggi ogni cetra;
Che sui campi fioriti
De la toscana Alfea
De tuoi grandi avi i primi fonti additi
E qual di fronda Elea
Renda i fregi al tuo nome aura febea.

Country

Italy

Language

Italian

Shelfmark

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
collection Borromini
shelfmark S. Borr. Q.IV.223.19

Record by Nadia Amendola
Last modified: