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Poetical text transcription
Non è Pindo mendace.
De l’ampio suol la temeraria prole
Contra l’eterea mole
Erge con folle ardir la fronte audace.
Svelle destra pugnace
Da le radici i monti
Ed alza al Cielo ingiuriosa i ponti.
Di spavento si scuote
A spettacol sì fier l’immobil terra;
E fra sdegni di guerra
Traman su gl’assi d’or l’eteree rote.
Spiega Euterpe a mie note,
Allor di qual saetta
Armò destra del Ciel giusta vendetta.
Quanti ne le foreste
Temprò sudore etneo strali di morte,
Da le lucide porte
Fè sugli empi volar corda celeste.
Con sembianze funeste
Odi qual duolo i campi
Sparger Flegra mirò fulmini e lampi.
Le quadrelle, che fiere
Ne le vene succhiar sangue Lerneo,
Vaghe di bel trofeo
Sciolte se ’n giro a vendicar le sfere.
Furor d’anime altere
Contra l’arco, che tende
Destra, che tuona irata, invan s’accende.
Da la faretra d’oro
Vibra degli aurei strali il più pungente,
Fulvio, tu, che sovente
Tratti con man febea plettro canoro;
Che freggiate d’alloro
Per le Tespie pendici
Verdeggieran le tue saette ultrici.
Gloria de’ tuoi sudori,
Onde bagnan la fronte Acaie Dive
Su le tue patrie rive
Mira Italia fiorir tebani allori,
Che del tempo i rigori
Qualor più crudo ei freme,
Vincitore il tuo piè calpesta e preme.
Ma perché ognor risone
Vivo del tuo gran nome il nobil grido;
Del bel castalio nido
Te destino immortale in guardia pone.
Perché cinga e corone
Tuo crin sacro Pegaso
Per te nutre i Titani anche Parnaso!
Orgogliosi Titani,
Che non molli fastose ergono in alto;
Me ne’ fogli empio assalto
Muovono altrui con pensier folli e vani.
Chiari colli sovrani
Di Pindo i vostri tempi
Sacri a l’eternità, minaccia gli empj.
De la turba nemica,
Ch’a le folli sue brame impenna l’ali,
Sono l’armi ferali
Lodi, ch’ambitioso altri mendica,
Casta penna e pudica
Come turba e ritarda
I tuoi voli sereni aura bugiarda?
Quasi fiamma leggiara
Per se pioggia virtute in faccia al giorno;
De’ propri raggi adorno
Sdegno suo nobil crin fronda straniera:
A voce lusinghiera
Lieta già non applaude
E valore a se stesso e freggia e laude.
Da carro luminoso
D’aurata lampi incoronato il crine,
Lascia l’onde marine
Superbo il sole e s’offre altrui pomposo.
Con applauso festoso
Rende stuolo pennuto
A sì chiaro splendore ampio tributo.
Ma ne’ suoi raggi involto
Ei non curante per le vie de’ mostri
Corre gli eterei chiostri
Né china altero a molle canto il volto.
D’ogni cura disciolto
Così dispiega il volo
Virtù verace ed è sua gloria il polo.
E pur sovente uom vede?
Ch’altri d’aure mendaci ingombra il petto
Per se quasi negletto
Valor non splenda, o chiegga altrui mercede
E quindi folle ei crede
De le Pierie sponde
Le sacre piante impoverir di fronde.
Sommo rettor di Delo,
In virtù de’ tuoi rai, perché non lice
De la schiera infelice
Squarciar su ’l volto di mia mano il velo!
O quai, vedrebbe il Cielo,
Sacrati colli Ascrei,
Assalir vostre cime aspri Tifei!
Sovra candide carte
Quasi in campo guerrier di note industri
Schierar falangi illustri
Altri insegnò con novo studio e arte
E quindi in fiero Marte
Con ingegnosi inganni
Apprese il mondo a guerreggiar con gli anni.
Ma che? S’indi venale
Mercenario sudore appresta l’armi
A lo stuol, che di carmi
Ingombra ardito il mondo e Pindo assale.
Sentan questi lo strale,
FULVIO, di tua faretra
E sacra agli onor tuoi penda mia cetra.
Country
Language
Shelfmark
collection Borromini
shelfmark S. Borr. Q.IV.223.16
Record by Nadia Amendola