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Poetical text transcription
E volete ch’io creda,
Che de’ mortali il Ciel cura si pigli;
Se tra voraci artigli
Sempre de l’empio l’innocenza è preda?
Se con barbaro orgoglio
Sovra gemmato soglio
Siede superbia immobilmente assisa;
Ch’il Ciel curi di noi, sola è di risa.
Taci, taci, spergiuro,
Che con lingua profana il Cielo assalti:
L’empio, cui tanto esalti,
Da la destra di Dio non va securo.
Quando viè più s’estolle
O temerario o folle
Su le penne degli Austri; allor più chiari
Fia, ch’i suoi precipitij a se prepari.
Non farà già, ch’io menta,
Del forsennato Aman l’alto flagello.
In un petto rubello
Le saette del Ciel giustitia avventa.
Ferocemente altero
Del monarca Assuero
Reggea l’empio lo scettro e dal suo ciglio
L’altrui sorte pendea, l’altrui periglio.
Con augurio fecondo
Parte co ’l suo Signor la gloria e ’l fasto
E d’impero sì vasto
Divoto ei mira adoratore il mondo.
Ma non satia è la sua brama:
Vilipeso si chiama,
Perché povero inchino a lui si niega:
Tanto in alto superbia il volo spiega.
Strale, ch’il sen gli siede
E mirar contumace alma proterva,
Ch’a titolo di serva
Genuflessa inchinar sdegna il suo piede;
Ma che? Sciocchezza immensa!
Con legno infame ei pensa
Vendicar suoi disprezzi e vuol, che pera
Come rea del suo fasto alma sincera.
Ma non dorme otioso
A pro degli innocenti amico il Cielo:
Sa con fulmineo telo
Su la fronte tonar d’in orgoglioso.
Ecco su ’l trono augusto
Vendicator del Giusto
Sorge irato Assuero e duro scempio,
Vuol, che di sue follie punisca un empio.
Mostruose vicende,
Degne, ch’altri le ammiri e che ne tema!
Cangia l’empio il diadema
In catene d’infamia allor, che splende.
E quei lacci, ch’il crudo
D’ogni pietate ignudo
Forsennato prepara a l’altrui sorte;
Fannosi al collo suo lacci di morte.
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Shelfmark
collection Borromini
shelfmark S. Borr. Q.IV.223.14
Record by Nadia Amendola