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Peccai son reo di morte
Se rise al mio fallir freme al mio pianto
Io miro a suo malgrado
Sì sì pietà perdono
Poetical text transcription
Peccai son reo di morte
Signor l’aspetto e tremo
E giunto ai piedi tuoi sospiro e gemo.
Vano è il tentar la fuga
Che son tra lacci degl’errori avvolto
E dovunque io drizzassi il piè fuggente
Ritroverei tua deità presente.
Non tender l’arco armato
Basta Signor per mia ruina estrema
Che tu sia meno irato
Basta un semplice giro
Di tue luci sdegnose
Per fabricare eterno
Al mio cor contumace un crudo inferno.
Mio crocifisso amante
In pianto io mi distillo
Non perché ammorzi entro a quegli occhi il foco
Del tuo tuo giusto disdegno
Ch’a ciò basta una stilla
Del Ocean di tua bontade immensa
Ma perché se gioiva
L’avversario comune
Vantando le sue frodi
In riveder i miei falli
Hor che pentito io piango
Deluso entro al suo vanto.
Se rise al mio fallir frem’al mio pianto.
Io miro a suo malgrado
Nel tuo costato aperto
avvampar la pietade
E sembra ch’ogni lampo
Mi desti al freddo sen speme di scampo.
Io miro le tue spine
Fiorir sopra la fronte
E parmi ch’indi piova
Ristorator dell’anima che langue
Nembi di rose e son le rose il sangue.
Miro chino il tuo capo
Quasi in atto benigno
A me più s’avvicini
Per mostrarmi ch’intento
Della mia rauca voce odi il lamento.
Da sì beati oggetti
S’apre fra l’ombre mie dolce sereno
Né sa l’anima mesta
Sotto sereno ciel temer tempesta.
Sì sì pietà perdono
So ben che vuoi ch’io mi converta e viva.
Aprimi tu le labbra
Canterò le tue lodi
Svenami tu d’affetto
Piangerò le mie colpe
E coi pensieri a la salute intesi
Tanto t’adorerò quanto t’offesi.
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shelfmark Mss. 1.19
Record by Irene Maria Caraba