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Non si può vivere
Con questi amanti,
Che in modi tanti
Bisogna le lor donne a me descrivere.
Non si può vivere.
Chi mi dice che vuole
Che la sua donna, che cotanto adora,
La rassomigli al sole,
Chi a Venere, chi a Cintia, e chi a l’aurora;
Chi vuol, ch’io lodi il bianco, e chi ‘l vermiglio,
Chi pallida beltà, chi bruno aspetto;
Altri, che vive amante
D’un deforme sembiante,
Vuol che dica ch’è bello ogni difetto.
Vuol tal’un mai non contento,
Che la fronte o il seno io lodi;
E in lodar la man d’argento
Altri vuol che la lingua al canto snodi.
Chi le guance vezzose
Vuol che siano di gigli e chi di rose;
Chi vuole il bel labro
Che sia di rubino,
E chi di cinabro
Ch’è miracolo poi s’io l’indovino.
E se a la Musa stanca
Dal componer frequente
Tal’or la vena manca,
O per altro accidente
A le preghiere altrui sia contumace,
Sul tal’uno incapace
I mancamenti all’ingnoranza ascrivere,
Non si può vivere.
In lodar due lumi ardenti,
Che risplendono in un volto,
Tutt’i raggi al sole ho tolto,
E impoverito ho il ciel d’astri lucenti.
Tutto l’or più fino e vago
C’ha il Pattolo, il Gange e ‘l Tago,
E che insieme accolto sta
Entro l’arche del Perù,
Mai bastante a me non fu
Gli aurei crini in lodar d’ogni beltà
In catene, in lacci, in nodi,
In anella ed in legami;
Dissi ancor, che sono stami,
Che la Parca attorce al fuso;
Onde affatto io son confuso,
È già la penna mia stanca è di scrivere.
Non si può vivere.
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shelfmark ARCA VII 24.222
Record by Nadia Amendola