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Credo, che non vi sia
Esempio alcun nel regno di Cupido
D’un’istabilità come la mia;
Son volubile, infido,
E in me non regnò mai costanza e fede,
E se tal’or si vede,
Ch’io servo alcun’oggetto,
Lo fò per bizzarria, non per affetto.
Ogni beltà si duole
De la mia fè in amor falsa e spergiura,
E ingrato e disleal chiamar mi suole;
Ma questa a la mia natura;
E mai non faccio con maniera scaltra
Peggio a l’una, che a l’altra;
Tratto tutte in un modo,
E all’or, che più le inganno, all’or più godo.
Se sospirare io sento
Donna brutta per me d’amor ferita,
Fingo di non capire il suo tormento,
E con pietà mentita,
In lei presupponendo altro travaglio,
Me l’offro in ciò, che vaglio,
Ignorando sua face;
Ch’io non posso tradir chi non mi piace.’
Ardere io mai non soglio,
E nemico d’amor sempre mi chiamo,
Che al petto mio le fiamme sue non voglio;
Ond’io giammai non amo;
E se pur m’innamoro è gran disgrazia;
Ma tosto il cor si sazia;
Ne si trova giammai,
Che amassi piu d’un giorno e pur fu assai.
È un mestiero giocondo
Quell’amare ogni dì bellezza nova;
E un umor stravagante il tutto il mondo
Come il mio non si trova;
M’annoia il veder troppo un volto istesso,
Mi piace il mutar spesso;
Sempre foco novello
Più del vecchio risplende ed è il più bello.
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shelfmark ARCA VII 24.110
Record by Nadia Amendola