Bibliographic level
Type of record
Date
Title
Music format
Linked names
Is part of
Publication
Physical description
Watermark
Not recorded
Uniform title
Poetical text transcription
All’or, ch’io vagheggiavo
Con gli abbagliati lumi del desio
Più, che con l’occhio mio
Filli, che tanto amavo,
Perch’ella mi stimasse un bell’ingegno
Presi la penna un dì,
E formando un poetico disegno
Il volto suo delineai così.
Ceda pur senza tenzone
Giterea la sua beltà,
Che di Filli al paragone
Più deform’ella sarà.
Sue vaghe pupille,
Del sole più belle,
Han tolto a le stelle
L’accese scintille.
Il crespo volume
Del crine dorato
Ha l’oro involato
All’indico fiume
Le guance vermiglie
Con furto gradito
Han l’ostro rapito
D’aprile a le figlie.
Mentre l’alma infelice in man d’amore
Languiva prigioniera,
Con sì mendaci note
La lingua menzognera
Iperboli formava,
E la deformità bella chiamava;
Ma poi ch’il fier garzone
Con fuggitivo piè
Partendosi da me,
Diede libero il campo a la ragione,
Vidi fatto più accorto,
Che quel crin, ch’io lodavo
Non era il crin di lei, ma il crin d’un morto;
E con piu grave fallo
Stella del ciel chiamavo
Un occhio di cristallo;
E quell’ostro, che pria
Io rosseggiar credea nel suo bel volto
Con porpora natia,
Parto non fu giammai della Natura,
Ma d’ispana pittura;
Onde m’avvidi al fine,
Fatto in amor sagace,
Che affacciato un forsennato amante
Da bellezza fallace,
Col pensier vaneggiante
Ognor chimerizando
Mentite larve, e immaginarie sole,
Una furia infernal fa eguale al sole.
Country
Language
Shelfmark
shelfmark ARCA VII 24.100
Record by Nadia Amendola