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Oimè che incendio è questo,
Che mi divora il core?
Fors’è foco d’amore?
No, no, ch’è non è mai tanto molesto.
Oimè, che incendio è questo?
Ma se di tanto ardore
Amor non è l’autore,
L’origine sarà del foco, ond’ardo,
Il fulmine d’un guardo;
Che mentre mi mirò,
D’un amoroso foco
Tosto il core avampò;
Che poi nel sen crescendo a poco a poco.
Ai rai d’un bel sembiante
Divenuto gigante,
Ora è cagion, che incenerito io resto.
Oimè, che incendio è questo?
Per esimere il core
Dall’imminente ardore,
Da voi sospiri miei pietade invoco;
Gridate, olà gridate, al foco, al foco.
Soccorretelo, soccorretelo
Occhi flebili e dolenti,
E versando ampi torrenti
Da le fiamme difendetelo
Soccorretelo, soccorretelo.
Ma il foco, che nel cor sempre si avanza,
E di struggerlo ha vanto,
Non vale ad ammorzar l’onda del pianto.
Dunque ha tanta possanza
Un guardo fulminante
Di trasformare in Etna un core amante?
D’averlo incenerito occhi crudeli
Godete pur su su,
Che se l’ardor s’estingue, io giuro ai cieli
Di non mirarvi più.
Mie luci ostinate,
Bellezza tiranna,
Che al foco condanna
Mai più non mirate.
Se fervide arsure
Al core accendeste,
Or languide e meste
Chiudetevi pure;
Che se poco in amor voi siete esperte
Al mirar siate chiuse e al pianto aperte;
Quindi se da voi nacque il foco mio,
A voi pagarne il fio convien, che tocchi;
Son le fiamme del cor figlie degli occhi.
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shelfmark ARCA VII 24.85
Record by Nadia Amendola