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Lungi da ogni pupilla
Sen fugga il pianto e de l’afflitto ciglio,
Che già d’egro Signor pianse il periglio,
Ospite sia serenità tranquilla.
Vano timor mendace,
Che dell’orrida arciera
Ci stampò nell’idea l’imago fiera,
Non tiranneggi più la nostra pace;
Che in funesta battaglia
Contro un’alma sì degna
Non ha strale, che vaglia
Dell’implacabil Dea l’empia faretra;
Ne sa piover dall’Etra
Ai mortiferi sì riverito
Avvelenati influssi astro crinito.
Sovra l’ali del tormento
Non sia mai chi più rimiri
Passeggiar le vie del vento
Nostri flebili sospiri.
Di diletto or l’alma carca
Lieta gioia in noi produce,
Mentre ad onta de la Parca
Redivivo è il nostro duce;
Fuggono al viver suo le pene a volo,
E nel mar del’oblio naufraga il duolo.
Taccia l’Asia e non vanti
D’Artemisia l’affetto portentoso,
Che dell’estinto sposo
Le ceneri fumanti,
Sitibonda d’amore,
Espose al labro e inebrionne il core;
Poiché nova Artemisia
Su la sponda latina,
Incessanti preghiere
Inviando a le sfere,
A l’estrema rovina,
Con sviscerato amor più non udito,
Sottrasse illeso il languido marito.
De la supplice consorte
A le lagrime pietose,
Obliò l’ire sdegnose
Esorabile la morte.
E ascoltado il cielo amico
Il fervor d’ogni suo voto,
Involò di mano a Cloto
L’adorato Lodovico.
Serbare a cari sposi amor cotanto
È sol dell’Artemisie unico vanto;
Chiuso intanto per lui resti ogni avello,
E gli dia gli anni suoi l’arabo augello.
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shelfmark ARCA VII 24.81
Record by Nadia Amendola