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La mia costanza invitta,
Che del Tempo, o del Fato a le vicende
Vinta mai non si rende,
Idolatra indefessa
Ecco, che di se stessa
Fa olocausto novello
Su l’altar del mio core al vostro bello.
Se tal’or negligente
Sospendo al passo il moto,
E un ossequio frequente
A prestarvi non corre il piè divoto,
Un prudente rispetto accorto e saggio
Non vuol, ch’io porga a voi si spesso omaggio;
Ma se il piè contumace
Si rende a miei voleri,
Trascurati non sono i miei pensieri;
Che con volo incessante
Scorrendo in un’istante
Su l’ali de’ sospir le vie del vento,
Corrono a riverirvi ogni momento.
Vi fan certa i miei pensieri,
Che non hanno idee più belle
Di voi lumi, ch’a le stelle
Oscurate i pregi alteri;
E in volare
A vagheggiare
Di vostre luci il dupplicato Polo
Far non ponno i pensieri un più bel volo.
Bench’io non rimiri
Degli occhi lucenti
I tremoli giri
Per opra d’amore
Son sempre presenti
A l’anima e al core;
Che in contemplar vostra bellezza, ond’ardo,
Ha il pensier più degli occhi acuto il guardo.
Vostra cara sembianza
Da la mia rimembranza
Mai lungi non andrà;
E sempre adorerà
L’anima ossequiosa
La memoria amorosa
Di tante gioie e tante
Onde ricco rendeste il core amante;
Quindi l’affetto mio,
Ch’eterno a voi giurai,
Entro il mar del’oblio
Provar non può giammai
Un naufragio letale;
L’amore in fido cor vive immortale;
E se vostra bellezza ogni altra eccede,
Ne pari ha la mia fede,
Sarà di nostre glorie eguale il grido
L’esser voi troppo bella, io troppo fido.
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shelfmark ARCA VII 24.37
Record by Nadia Amendola