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Di mille fiamme e mille
Miserabil ricetto
Chiudono un inferno in petto
D’amorose faville;
Abbrucio, avampo, mi distruggo e sfaccio,
E l’arsura c’ho in seno a Filli io taccio;
Ma se timido il labro
Non rende a lei palesi
Del cor’amante i Mongibelli accesi,
A un incendio sì fiero
Come senza pietà sottrarmi io spero?
Ma pria che di me faccia aspro flagello
L’ardor, che mi divora,
A te loquace augello,
Volator lusitano, io chieggio aita,
Fa nota a l’idol mio la mia ferita.
De l’umana favella
Garrulo imitatore
Palesa a Filli bella
Le fiamme del mio core.
Benché imperfetti
Formi i tuoi detti,
Discopri pure
Del cor l’arsure
Al sol che adoro,
e s’altro dir non puoi, digli ch’io moro.
De i domestici affari
Esplorator verace,
Guardingo osservator d’ogni altrui fallo,
Se a lei tal’or di rivelar ti piace
Colui, che infranse il concavo cristallo,
Or del mio foco ascoso
Rivelator pietoso
Palesa a Filli mia
De l’infiammato core
L’insoffribile ardore;
E se saper desia
Chi accede nel mio seno il foco, ond’ardo,
Dille, che fu un suo sguardo.
Dille, oh Dio
Che all’ardor mio
Cede il foco di là giù,
E che amore
A tutte l’ore
Vuol che per lei mi strugga in servitù;
E se sia che il tuo dir pietà ritrove,
A te ceda sì, sì l’augel di Giove
Che s’egli rubò,
E in ciel portò
Il frigio pastore,
Fu augello di rapina e tu d’amore.
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shelfmark ARCA VII 24.15
Record by Nadia Amendola