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Poetical text transcription
Su la sponda fiorita
D’un rio pargoleggiante,
Che da un sasso trahea lubrica vita,
E di suol verdeggiante
Tra gli smeraldi erbosi
Movea con debil piede i passi ondosi;
Da la Dea degli amori
Adone idolatrato,
D’amorosi tesori
Possessor fortunato,
All’or che i veltri suoi stanchi del corso,
Immergevan ne l’onde
Le labra sitibonde,
Fisando gli occhi a quei sonori argenti
La sua voce animò con questi accenti.
Voi ridete onde brillanti,
Io pur rido, io godo ancora;
Voi di liquidi diamanti
Arricchite il prato ogniora,
Me di gioie amate e care
Arricchisce amore appieno;
voi correte in grembo al mare,
A Ciprigna io corro in seno.
Ma al primiero e bel soggiorno
Nel partir voi non tornate;
Io mi parto, e pur ritorno
Sempre a gioie più beate.
Se ne’ boschi il passo io movo
Per seguir belva fugace,
Citerea colà ritrovo
Del mio piè fida seguace;
ne d’altra fera all’ora io bramo il sangue,
Se ferita per me Venere langue.
Il suo ciglio fu lacuna
Dove nacque il mio contento
E s’io soffro pena alcuna
Pure adoro il mio tormento.
Quei sospiri, ch’io discioglio
Così fervidi dal petto
Han sembianza di cordoglio,
E son nunci di diletto;
Spesso i sospir con amoroso inganno
Palesano la gioia e non l’affanno.
Se tal’or bagnato il viso
Poche lagrime cadenti,
Figlie son di un lieto riso
Quelle lagrime innocenti.
Ride l’alba all’or che sorge
Dagli eroi più luminosi,
Pur co’ pianti preziosi
Ricche perle a l’Indo porge,
Lagrimando di gioia in riva al Gange;
Per soverchio gioire ancor si piange.
Più dir volea di Mirra il vago figlio
Da un immenso piacer reso eloquente,
Ma tanto dolcemente
Mormoravano l’acque,
Ch’ei chiuse i lumi al sonno e così tacque.
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shelfmark ARCA VII 24.13
Record by Nadia Amendola