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Ecco il sole bramato
Non sia chi pianga più le sue dimore;
Or del popolo alato
La pennuta reina al suo splendore
Inebri il guardo amante, e arresti il volo;
che ne l’austriaco polo
Il coronato augello
Non può mai vagheggiare un sol più bello.
No, no,
Che non può
Bell’aquila audace
Il ciglio vivace
Che intorno raggiri,
Vedere giammai
Più splendidi rai
Di quei, che rimiri;
E mentre tu guardi
Con gemini sguardi
Quel bel sol, che sul’Istro ora sfavilla,
Invidia la tua sorte ogni pupilla;
Onde in un tempo istesso
Sol a te sia concesso
Ne l’ispanico sol fisare il ciglio,
E in tracia Luna insanguinar l’artiglio
L’imperial diadema,
Cui le gemme innestò l’inclita Roma,
Languiva impaziente in pena estrema
Di formar ricco fregio a la tua chioma;
Che di fronte sì bella
Gloria è d’ogni Corona esser’ancella.
Ma de l’Espero nativa
Già involossi a l’Occidente,
E il suo volto a l’Istro in riva
Apre un fulgido Oriente.
S’aurea cuna illustre, e chiara
Diede il Tago a suoi natali,
Regio talamo prepara
Il Danubio a suoi sponsali.
E dal sen di un dì bel sole,
Reso tumido, e fecondo,
De’ gran Cesari la Prole
Germogliar vedrassi al mondo.
La gran Donna del Nilo,
Al cui Ssoglio sovrano
Già si prostrò divoto il vasto Egitto,
Da lo strale d’Amore il sen trafitto
Del Guerriero Romano
A l’amoroso impero
Fè tributario il cor, servo il pensiero;
Quind’in cena famosa
Liquefatto tesoro
Di perla preziosa
Porse a l’Eroe Latino in coppa d’oro;
E si gran margherita all’ora ci bebbe,
Che mai più ricca l’Eritreo non ebbe.
Ma le narrate glorie
De la gran Cleopatra
Già d’Antonio idolatra,
Son’oscure memorie
Appo i doni, che il Cielo
In virtù d’Imeneo con copia immensa
A l’austriaco Imperante oggi dispensa;
Mentre con forte laccio adamantino,
Ordito dal Destino,
L’ibera MARGHERITA
Al Germano LEOPOLDO or rende unita.
E s’ogni Margherita è chiara figlia
De l’Alba all’or, che piange
In riva all’aureo Gange;
Ha l’Alba per Vassalla, e non per Madre.
Ora godi o gran Giove terreno
Felicissimo possessore
Di tal gemma, il cui lume sereno
Arricchisce di gioia ogni core.
Tu del Tago donzella reale
Pur festeggia con core giocondo,
Ch’ai per Sposo un Nume mortale
Al cui scettro inchinasi il Mondo.
E tu saggia LEONORA,
Che col pio Ferdinando invitto, e giusto
Comune avesti il Regio Trono augusto,
Il sole impresso, che il tuo braccio indora
A la gran Nuora tua comparti intanto;
Quindi sia d’aggregar tuo sommo vanto
Con nobile pensier, ch’ogni altro esclude,
Questa Schiava novella a la Virtude.
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shelfmark ARCA VII 24.2
Record by Nadia Amendola