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Redazione
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Watermark
Not recorded
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Nome dell’Aut. nell-edizione de La Cetra d’Apollo di Carlo Grossi, Venezia, 1673. V. Clori record n. 731
Uniform title
Scoring
Bibliography
Analytical description
S, Al rimbombo guerriero
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S, Onde a pena impetrò da suoi lamenti
S, Dove dove ten vai fuggitivo
S, S'hai vago desire
S, Così Filli tentava arrestar
S, Vanne mio cor sì
S, I fiati temprati
S, Ma se lo vuoi propizio
S, Spettator lagrimoso
S, Tutte l'acque d'Anfitrite
S, Quindi sovra gl'altari
Poetical text transcription
Al rimbombo guerriero
D’una tromba Pangea perché Bellona
Le riponghi sul crin Lauri di Pindo,
Per l’ondoso sentiero,
Il giovinetto e nobile Filindo
Ver le Cidonie arene
Su le Venete prore il corso affretta.
Né lo arresta o lo tiene
Il dolce supplicar
De la diletta Filli
Che vedeva partire
Col suo ben’adorato
Del core innamorato
La parte più vital senza morire.
Onde a pena impetrò da suoi lamenti
Questi flebili accenti
Per arrestar quel piede,
Per trattener quel core
Che con laccio di fede
Era già fatto prigionir d’amore
Per far ch’ei non partisse
Portò l’alma sul labbro e così disse:
“ Dove, dove ten vai
Fuggitivo mio ben
Lungi da questo sen
S’hai vago desire
Di palme guerrire [sic]
Da me non partire
Ricevi la palma
Che vinta al martire
Ti porge quest’alma.”
Così Filli tentava
Arestar il camino al suo bel sole
Che per l’Egeo fremente
Mentr’a lei tramontava
Volea portarsi al luminoso Oriente.
Ma poscia riflettendo
Ch’egli seguia de la fortuna il corso
Ricchiamando in socorso
De suoi lubrici affetti il cor costante
Generosa ed Amante
Perché mai non poteva
Temer ch’il suo Filindo
Per distanza di loco
Per cangiar di fortuna o di destino
Cangiasse i caldi affetti
Intrepidisse il foco,
Le concesse il partir con questi detti:
“ Vanne mio cor sì sì
Lascia il tuo patrio suol
Porta lungi di qui
L’anima mia su le tue vele a vol.
I fiati temprati
Non crudi o furenti
Ti prestino i venti,
E l’onde seconde,
Pacifiche e quiete,
Ti bacin l’abete.
Rubella procella
Già mai non sconvolga
Quel mar che t’accolga.
Ma se lo vuoi propizio a tuoi desiri
Ramentati del mar, de miei martiri.”
Spetator lagrimoso
Il garzon leggiadretto
Fra ridente e doglioso
Desiava partir e non voleva.
Ma per giurargli eternità d’affetto
In soave armonia così diceva:
“ Tutte l’acque d’Anfitrite
Non potranno intepidir
Quelle fiamme a me gradite
Onde godo incenerir.
La fe’ che giurò
Quest’alma fedel
Cangiarmi non può
Destino crudel
Perché voi che m’ardete
O luci belle sete
Del mi voler destino e stelle.”
Quindi sovra gl’altari
De numi più veraci
Rinovò le promesse i giuramenti,
E su l’ali de bacci
Lasciò volar fra quelle labra il core
Per ostaggio di fede
Che non riscatterà fin che non ride
E fra teneri amplessi
Si diero entrambi il doloroso addio.
Un pastorel gl’udio
Che questi carmi stessi
Su le corteccie entro le selve incise,
Perché da istoria dolorosa e vera
Apprendino gl’amanti
Che di tutte le pene
Quella della partenza è la più fiera.
Country
Language
Shelfmark
shelfmark Mus.F.1533.1
Record by Licia Sirch