Bibliographic level
Type of record
Date
Title
Music format
Linked names
Is part of
Redazione
Physical description
Watermark
Not recorded
Notes
Tit. dall’incipit testuale; capolettera decorato in oro; per il nome del compositore, dell’autore del testo poetico e l’appellativo v. Rep. bibliografici; cantata sul mito di Arione.
Uniform title
Scoring
Bibliographic repertories
Bibliography
Analytical description
S, E se pur anco estinta ogni scintilla
%C-1$bB@c 4-8-'GGGGG/.nB6B8BB''.D'.G6GbA/
Poetical text transcription
Al soave spirar d’aure serene
Ver le bramate arene
Fendea lieto Arion le spume infide
Quand’ecco egli s’avide [sic]
Ch’insidiosa morte a lui s’appresta
Da naviganti avari
Su la prora funesta
Tremò, gelò sparse d’affanno il volto
Poi con sospiri amari
Sfogando il duolo accolto
Più che a quel crudo stuolo a’i sordi venti
Diede questi lamenti:
Ahi, chi mi porge aita
Chi da morte mi toglie
S’alcun pietade in gentil core accoglie
Sia scudo la mia vita.
E se pur anco estinta ogni scintilla
È di pietà per me
Ditemi almen perché,
Perché vi prende un sì crudel desio
Ohimè che v’ho fatt’io
Io che fuor che piacervi altro non volli.
O pensier troppo folli
Lungi alle patrie sponde
Dubbio tal’hor mi venne
Che le velate antenne
Restasser preda al fluttuar dell’onde
Ma che dovesse mai
Farsi verme sì fiera
Mentre seco mi tragge amica schiera
Lasso già nol pensai e pur è vero
Che contro me s’irrita.
Ahi, chi mi porge aita.
Deh riportino il vanto
Di sottrarmi dall’onde
L’onde di questo pianto.
Ma chi m’ascolta ohimè chi mi risponde
Quale speme a me resta
Se di sì grande stuolo
Pur non si muove a compatirmi un solo.
Dunque, dunque vorrà l’empia mia sorte
Di vita il filo sciogliere
E deggio o Dio raccogliere
In sul fiore dell’età frutto di morte
Per me sia dunque ogni mercè sbandita.
Ahi, chi mi porge aita.
Che vaneggi Arione
Speri trovar pietà dove non regna
Non apprende ragione
Non conosce Virtù la turba indegna
E solo intenta a la perversa frode
Non risponde e non ode.
Dite, dite inhumani
Mostri di crudeltà
Qual ardente megera il cor v’accese
Onde chi non v’offese
Estinto restarà [sic]
Mostri di crudeltà
Ma chi vendicherà
La mia morte innocente
Con procellosi flutti il mar fremente
L’Egeo profondo un sì crudele eccesso
No, no non sia che copra
Et io fatt’ombra ultrice a voi d’appresso
Volterò il mar sossopra
I nembi agiterò
Co’i venti striderò
E contro al fragil legno
Imitando lo sdegno
Ergerò, frangerò l’onde voraci.
Taci misero taci
La tua mente delira
Non sai che vana e senza forz’è ogn’ira
Deh perdonate amici al dolor mio
Egli parlò non io.
O pianti o doglie o pene
Muti pesci, aure sorde, acque profonde
Deh chi m’ascolta ohimè chi mi risponde
Lasso morir conviene
O pianti o doglie o pene
Ma se non resta ho mai scampo a la vita
Su, su nel hore estreme
Mostrisi l’alma ardita
Anco di morte il più crudel sembiante
Sa mirar senza tema un cor costante.
Ciò disse e poi pricipitò nell’acque,
Ma delfino amoroso
Tratto colà da le canore note
Al garzon lagrimoso
Anelante e smarrito
Suppose il dorso e lo ridusse al lito.
Hor se ciò ponno armoniosi accenti
Qual meraviglia poi
Se con amabil pena
Di bella donna il canto ogn’alma affrena.
Country
Language
Shelfmark
collection Baini
shelfmark Ms. 2505 (1)
Record by Giacomo Sciommeri