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Redazione
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Doppo fiera battaglia
Speranze sognate
E come ai miei trionfi
Già s’odon per tutto
Hor che dunque ti resta
Armat’il ciel con fulmini
Ed io da tai perigli
Ai franchi lidi
Alla vel’alla vela
Vaghi scogli io parto oh Dio
Poetical text transcription
Doppo fiera battaglia
Già debellato e vinto il Gallo audace
Dall’Aquila real che l’Austria honora
Loren dal duol ferito
Così disse gridò quell’impazzito:
Speranze sognate
Altezze aspettate
Tradirmi perché?
M’avete ingannato
O bella mercè.
E come ai miei trionfi
Aspettar mai potea stella fatale,
Se la mia propria cuna
Della ruota non fu della fortuna
Io di sangue reale,
di Buglion rampollo
Al gallico signor sempre congiunto
Che non dissi o tentai
Per fabricarmi il trono
Ed aver nelle man scettro dorato?
Ma sempre sempr’invano
Spiegò l’ali il pensiero
Poiché pazzo delira
Chi a regio scettro ingiustamente aspira.
Venni poi di bel nuovo
Nella conchiglia appunto
Della bella Sirena
E vagheggiando pria le sue bellezze
O quanto sospirai
Mentre perduto ben non scorda mai.
Poi con cor generoso
Temerario guerrier più che prudente
Guidando allo sbarcar l’ampie carene
Libero alfin calcai le stabie arene.
Ed appena spiegate
Le bellicose insegne
Che da Pini volanti
Minacciavan ruine
L’Aquila rimirai del regio Hispano
Ch’aguzzando’ancor essa i fieri artigli
Di Francia disfiorò gli aurati gigli.
Già s’odon per tutto
Le perdite mie
Le proprie pazzie
Che son del mio core
Trionfi di lutto
Già s’odon per tutto
Già miransi a terra
Cadaveri estinti
Sol dati già vinti
Trofei dolorosi
Di misera guerra.
Hor che dunque ti resta
Infelice Loren povero Enrico
Se la fiera tempesta
Già sommerge in un punto il tuo desio
E par ch’a tuoi contenti
Si discompongon tutti gli elementi.
Armat’il ciel con fulmini
Ogn’or vuol subissarmi
Irato il mar con fremiti
Nel fondo vuol sommergermi
I venti mi trasportano
Le spiagge mi minacciano
I scogli mi spaventano
E mi ributtan l’isole.
Ed io da tai perigli
Recisi ho da veder tanti miei figli?
No no, fuggiam oh dio
Da quelle spiagge infide
Ch’alle franche grandezze
Presagiscon’ogn’hor piant’e ruine
Fuggiam da quest’arene
Dove la fama ogn’hor grida e rimbomba
Ch’ai Galli sempre mai l’Italia è tomba.
Ai franchi lidi
Le prore audaci
Nocchier sagaci
Drizzate su.
Né tromb’e tamburi
Si tocchino più.
Alla vel’alla vela
Vadan lungi da noi l’onde Tirrene
Che soffrir non poss’io
Che sia specchi di sangue al volto mio.
Vaghi scogli io parto oh Dio
Con voi resta ogni speranza
E sol porto nel cor mio
Per dolor la rimembranza.
Che qual Icaro audace
In mezzo all’acque cade
La speme mia all’hor che nacque.
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shelfmark 33.4.4.22
Record by Teresa M. Gialdroni