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Redazione
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Watermark
Not recorded
Notes
Uniform title
Scoring
Analytical description
Non è ver che lontananza
Mi costrinsero le stelle
Com'esser può che in cener si converta
Nobil cor che s'innamora
Poetical text transcription
Non è ver che lontananza
Di Cupido estingue il foco,
Arde sempre in ogni loco
se lo nutre la costanza.
P.a
Mi costrinsero le stelle
A lasciar il patrio lito
A lasciar le luci belle
Per cui porto il cor ferito.
Pur mille e mille
Calde faville
Crescon sempre
All’ardor mio
Cieco oblio
In un petto gentil non ha possanza.
Non è ver che lontananza
Di Cupido estingue il foco,
Arde sempre in ogni loco
se lo nutre la costanza.
2.a
Com’esser può ch’in cener si converta
D’amor la ricca face
Se quell’imago bella
Che l’accese nel seno
Si porta all’alma impressa.
Ascoltatemi amanti
La lontananza no ma il fiero sdegno
O l’empia infedeltade
Quel sembiante scancella
A cui giurate di servir costanti.
Nobil cor che s’innamora
Chiude eterna
La fiamma entro il suo petto
Mira estinto il caro oggetto
E la face serba ancora.
Arde Dido e tanto adora
Fredda polve il suo consorte
Che il sentiero
Nel seno apre alla morte
Perché il barbaro germano
D’abbatter la sua fede ogn’hor s’avanza.
Non è ver che lontananza
Di Cupido estingua il foco
Arde sempre in ogni loco
Se lo nutre la costanza.
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Shelfmark
shelfmark Crypt. it. 2.23
Record by Teresa M. Gialdroni