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Sciolta da freddi amplessi
Fuggi pur, che fuggo anch'io
Ma dal ciglio dolente
Con lo sposo sagace lusinga
Paga di ciò, che udì
Con marito, che padre esser può
Poetical text transcription
Sciolta da freddi amplessi
Del canuto consorte
Per le stellate vie l’alba correa.
E già su l’auree porte
Il carro luminoso
Sparso di raggi il biondo Auriga havea,
Quando cò sensi istessi
Dall’insipido sposo
Fuggendo Irene in ciel le luci affisse,
Consigliò l’alba, anzi se stessa, e disse:
Fuggi pur, che fuggo anch’io,
Dal tuo letto al mio conforme.
Il tuo sposo è come il mio,
Sempre strilla o sempre dorme.
Ma dal ciglio dolente
Non so, perché ti cada
Preziosa rugiada?
Ah, del Fato inclemente
L’ingiustissima guerra
Vinca l’Aurora in cielo, Irene in terra.
Con lo sposo sagace lusinga
Con l’amante verace pietà.
A vicenda s’adori e si finga,
Che mal vive, chi finger non sa.
Paga di ciò, che udì,
Brillò l’alba e sparì.
Sorrise Irene e all’origlier penoso
Tornò veloce ad adular lo sposo.
Con marito, che padre esser può,
Donna bella non leghisi, no.
Chi negl’anni dispari tant’è,
Esser pari non può nella fè,
Che innocente o forzata giurò.
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