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Watermark
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A c. 36r a matita: "ovvero gli effetti della musica". Il testo della cantata consiste nella traduzione italiana ad opera di Antonio Conti dell’ode Alexander’s Feast, or the Power of Music di John Dryden, realizzata per il giorno di Santa Cecilia.
Uniform title
Scoring
Bibliographic repertories
Bibliography
Analytical description
Celebravasi il giorno
In sì bel giorno
Cinto Timoteo il crin di sacro alloro
La dotta lingua a dolce canto snoda
Quando agli Dei
Di luce candida
La bell'Eurota
La dotta lingua a dolce canto snoda
Timoteo il canto incominciò da Giove
Ecco il Nume presente
Tutto desio
Di Giove il figlio
Celeste aurora
Sfere tremate
Di Bacco indi le lodi
Le tigri armenie
Vieni Bacco, vieni Tacco
Un bel purpureo lume
Su su allo strepito
Viva Bacco, viva Tacco
Monte su monte
Eppure si crede a che
Guerra guerra
Ebro il Re di quel suono
Negl'occhi fiammeggia
Timoteo il vede
O Numi instabili
Mesto e pensoso il vincitor rimane
Nel bel viso
D'applausi il Ciel risuona
Co' bei papaveri
Che fai Timoteo tocca
Come nel modo
L'ombre siamo Allessandro
Cada Persepoli
Ognuno applaude e con feroce gioia
Poetical text transcription
Celebravasi il giorno
In cui doma la Persia
Il guerrier figlio di Filippo avea.
In sembiante magnanimo sedea
L’Eroe sul Trono alteramente adorno
E lo cingeano intorno
I capitani egreggi
Che poi furono Regi
E che di rose or coronava Amore,
In premio di valore,
Taide la fronte ed i begli occhi carca
Di molli vezzi e d’amorosa gioia;
In seggio d’or fulgea
A’ fianchi del Monarca
Ed or lui rimirava, or sorridea
Mentre non lunge al trono
Più d’una voce udiva
Così cantar in armonia festiva:
In sì bel giorno
A Marte intorno
Grazie scherzate,
Scherzate amori;
E celebrate
Della sua Venere
Le fiamme tenere
E i dolci onori.
In sì bel giorno...
Cinto Timoteo il crin di sacro alloro
Alto siede nel mezzo
Dell’armonico coro
E co’ diti volanti
Temprando aurata lira
Mille cerchi ondeggianti
Forma nell’aria, e vari affetti inspira.
Alfin tacer fé le veloci corde
E così ripiglio voce concorde:
La dotta lingua a dolce canto snoda
E ’l Cielo applauda ad Allessandro e goda.
Quando agli Dei
Apollo canta
Gli alti triofei
De’ rei Giganti
Respinti e infranti
Del risonante
Scudo di Pallade,
Del fulminante
Telo di Giove,
Di luce candida
Il ciel s’ammanta
E folto nembo
Di gigli piove
De’ Numi in grembo.
Del bell’Eurota
In sulla sponda
Quando Apollo
Al Ciel cantava
Giove or cigno,
Et ora toro,
Ora Ninfa,
Or pioggia d’oro
Attenta e immota
La rapid’onda
Con l’aura stava.
La dotta lingua a dolce canto snoda
E ’l Cielo applauda ad Allessandro e goda.
Timoteo il canto incominciò da Giove
Che volle abbandonar l’eterno Olimpo
Ed oh forza d’amor sotto l’aspetto
D’un drago fier la Deità nascose;
In rilucenti spire
Avvolto indi si ruota
Intorno al casto letto
Della tremante Olimpia
E sul morbido petto
Si stende e posa e con immenso pondo
Sì la Regina opprime
Ch’a lei nel seno imprime
L’immagin di sé stesso.
Il Signore del Mondo,
Maravigliando ascolta
L’attenta turba e grida:
Ecco il Nume presente!
E la marmorea volta
Eccheggiare si sente:
Ecco il Nume presente:
Tutto desio
Onde il Monarca
Né men che Dio
Il ciglio inarca.
Di Giove il Figlio
Inarca il ciglio
Sfere tramate.
Celeste Aurora
Gl’innostra e indora
Le auguste gote
Ed i divini
Umbrosei crini
Sacr’aura scuote,
Poli crollate,
Sfere tremate.
Di Bacco indi le lodi
Timoteo dolce canta in lidii modi:
Le tigri armenie
Il cocchio traggono
E Ninfe e Satiri
Trescando invocano
Il Dio che viene.
Il Dio viene, il Dio viene.
Suonate o cembali,
Suonate o crotali,
E voi selvaggie arene
Rispondete.
Il Dio viene, il Dio viene.
Vieni Bacco, vieni Tacco
Vieni Pare Lieo
Vieni Dio Bassareno.
Un bel purpureo lume
Risplende in fronte al Nume
E gli scintilla intorno
Negli umid’occhi, nel rotondo viso.
Su su allo strepito
Di flauti e nacchere
Gridate Epigani
Gridate o Menadi.
Viva Bacco, viva Tacco
Viva il Padre Lieo
Viva il Dio Bassareno.
Lice cantare
Del vino i fonti,
Lice iterare
Del latte i rivi
Perseo conquiso,
Licurgo ucciso
La moglie bella
Cangiata in stella.
Tu torci i fiumi
E il mare barbaro
Tu d’aureo corno
Il fianco adorno
Scendi nell’Erebo
Ed al tuo piede
Stesosi cerbero
Con la trilingue bocca lo lambe.
Monte su monte
Già pose Reco
E de celesti stavasi
A fronte orrido, e bieco
Ma tu con l’unga
Di fier Leone
Lo ritorcesti
Nella tenzone.
Eppure si crede a che
Tu eterno fanciullo
Nato solo al trastullo
Fossi come il figliuol di Citerea
Ma in guerra, in pace al pari grande sei
Ben degno che nel seno e nel valore
Allessandro t’immiti e gli altri Dei.
Guerra guerra
L’Asia atterra
E l’India sfida
Che Nume onnipotente
Più di Marte fremente
Scende dal Cielo e la battaglia guida.
Guerra guerra...
Ebro il Re di quel suono
Nella fervida mente
Sfida Persia a battaglia
E tre volte si scaglia
Sul gran destrier tra le smarrite schiere
E le calpesta e fere.
Negl’occhi fiammeggia,
Nel volto lampeggia
E se impugnasse il fulmine
Del Genitor tonante
Convertirebbe in cenere
Il Caucaso e l’Atlante.
Timoteo il vede
E con lugubre voce
Cerca inspirar pietà nel cor feroce.
Del soggiogato Dario
Canta il fato severo
Che da sì alto impero
Sbalzollo in tanti mali
Ahi! Miseri mortali
Il Regnator dell’Asia
Ad un vil carro incatenato siedue
il Traditor che lo trafigge e lascia
Immerso nel suo sangue
Geme il buon Dario e langue
E senz’aver chi lo consoli e aiti
Nell’estremo dolore
Riguarda il Cielo e more.
o Numi instabili,
O doni labili
Di cieca sorte,
O amara morte.
Mesto e pensoso il vincitor rimane
Il gran capo crollando
Rivolge in sé come fortuna gira
E profondo sospira.
Ride il cantor esperto, e ben sapendo
Che amore da pietà poco è distante
Tenero suono in sulla lira ei tocca
E nel cuor liquefatto amor trabocca.
Altro non è la guerra
Che l’orror della terra;
Altro non è l’orrore
Che noia ed errore
E s’immita il tonante
Sol con esser amante.
Ah! Credimi Allessandro
Se il Mondo meritò che tu il vincessi
Ei merta ancora più che tu lo goda.
Più fresca e più vezzosa
Di matutina rosa
Taide ti siede accanto
E tu che pensi intanto?
Deh non pensare a guerra ed a trofei
Ma gusta il ben che t’apprestar gli Dei.
Nel bel viso,
Nel bel riso
Tutto è gioia
E tutto è gioco.
Ne’ bai labbri
E nel bel guardo
Tutto è dardo
E tutto è foco.
Nel bel viso...
D’applausi il Ciel risuona
Ed il Re s’abbandona
Nel molle grembo che la greca gl’offre
E in lei che dolce ride e dolce il mira
Pasce gli avidi sguardi e ne sospira,
Ma il capo gli vacilla
E chiude ed apre in languidette forme
Tebre pupille e dorme.
Co’ bei papaveri
Morfeo tu cingi
L’illustre testa.
Sogno gli pingi,
Le belle immagini
Che amor t’appresta.
Co’ bei papaveri...
Che fai Timoteo tocca
Le corde più profonde e lo risveglia.
Come nel mondo
Strepita il tuono
Così profondo
Romoreggiando
E rimbombando
Striscia quel suono
Che ad Allessandro
Fere l’orecchia.
Quasi da morte
Ei si risveglia
E tutto attonito
Riguarda intorno.
Vendetta grida
Timoteo allora
Vedi le furie
Che serpi orribili
Dal capo avventano
Odi i lor sibili
O come lanciano
Guardi terribili.
Ma quai s’avvanzano
Dall’Acheronte
Pallidi e tetri
Squallidi spetri
Con facci accese
In Flegetonte.
Ombre offese
Che chiedete?
Rispondete.
L’ombre siamo, Allessandro
De’ tuoi guerrieri e de’ tuoi duci estinti
E da noi fur con l’Asia i Persi vinti.
Ma senza onor di sepoltura
Inulti giacciono i nostri corpi
Del Granico e dell’Isso in sulle sponde
E d’Arbelle sui campi
Né tu di sdegno avvampi
Né ’l figliuolo di Giove
I cari amici a vendicar si muove?
Cada Persepoli
Distrutta in cenere,
Su che tardi
Distruggi ed ardi.
Ognuno applaude e con feroce gioia
Prende in mano una face!
Taide n’è duce
Che d’Elena peggiore il Re conduce
A incenerire la seconda Troia.
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collection Malipiero
shelfmark MAL T 265.2
Record by Giulia Giovani