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S, Che mi giova haver dell’alba
S, A sì dogliosi accenti
S, Al fin sei pur felice
Poetical text transcription
Dentro ameno giardino,
Ove a Flora facea gentil corona
Di più leggiadri fiori un vago stuolo,
Facea negletto al suolo
Da gl’altri fior schernito il Gelsomino,
Che nel candor non cede
Al Giglio et al Ligustro,
Che nell’ardor si vanta
Di superare ogn’altro fior più grato;
In quel misero stato
In cui posto l’havea sorte crudele
Sparger s’udia così le sue querele:
Che mi giova haver dell’alba
Tutto il lucido candor?
Se negletto e abbandonato
Giaccio solo in mezzo al prato
Senza pregio e senza onor.
A sì dogliosi accenti
Corse dal vicin colle
Vago drapel di ninfe e di pastori,
Ciascun di freschi fiori
Portava adorno il seno o cinto il crine.
Maestosa sedea
D’Irene in fonte la pallida Viola
E la superba Rosa,
Nelle guancie di Clori
De’ la porpora sua pompa facea.
Ma la bella Amarilli,
Che disprezzando ogni straniero preggio [i.e.]
Di sua natia beltade era contenta,
Mossa a pietà del bianco fior, che mesto
Piangea sua cruda sorte,
Di sua candida man tosto il raccolse,
E con un lieto sguardo,
Reso a quel fior l’antico suo sereno,
Gli dié dolce ristoro entro al bel seno.
Al fin sei pur felice
O Gelsomin gentile
Né può vantarsi Aprile
D’un fior più bel di te.
Poiché baciar ti lice
Quel sen, che spira ardore,
Umile ogn’altro fiore
Vorria baciarti il piè.
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shelfmark 33.4.25.11
Record by Giacomo Sciommeri