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Già l'alba luminosa
Dove fugace rio
Un miserello amante
Dolce nome di quella, ch'adoro
Care note, portenti d'amore
Sì dicea l'amator muto rimasto
Per te, Filli, ogni martire
Per te belle in doglie amare
Sì barbaro, spietato
Il rigor di tante pene
Vieni dunque e i lacci spezza
Così sfogava il tormentato amante
Amanti insani, ah quante volte, ahi lassi
Tal volta l'Amore
Tal volta Cupido
Ma il cor d'ogni dolor sia pur contento
Poetical text transcription
Già l’alba luminosa
Uscia dal mar, quando Filauro amante
Dentro il bosco vicin movea le piante,
Che un seguace d’Amor mai non riposa.
E girando d’intorno
Visto inciso in un orno
Il bel nome di lei, ch’amava tanto,
Sciolse la voce e con la voce il pianto:
Dove fugace rio
Per sentier di smeraldo
Muove d’argento i passi
E con bel mormorio
Con la fronte di spume urta nei sassi.
Un miserello amante
Fra speranza e timore,
Fra contento e dolore
Al bel nome di Filli,
Che su’l tronco d’un faggio inciso havea,
L’accese luci affisse
Diede spirto a un sospiro,
Caldo nunzio del core e così disse:
Dolce nome di quella, ch’adoro,
Sei delizia d’un seno penante;
Tu sei cifra d’un caro tesoro,
Ch’ogni tronco sa rendere amante.
Care note, portenti d’amore,
Che per gioia quest’alma uccidete,
Siete strali, ch’impiagano il core,
Vaghi segni, che Filli esprimete.
Sì dicea l’amator muto rimasto
Del bell’idolo suo leggendo il nome.
Ma tosto, non so come,
Su le labra dolenti
Tornar gli spirti a ripigliar gl’accenti:
Per te, Filli, ogni martire,
Ch’in me desta un puro affetto,
Volentieri soffrirò.
Ma quel cor dovrà soffrire,
Se quel cor, ch’havea nel petto,
Il tuo bel me l’involò.
Per te belle in doglie amare
Questo seno tormentato
Volentieri penerà.
Ma quel sen potrà penare,
Se quel sen, che t’ha celato,
Sol che gioie egli non ha.
Sì barbaro, spietato
Contro me s’armi il Fato,
Sian pur crude e rubelle
A miei danni le stelle,
Che di lor non potrà l’aspro tenore
Il nodo sciorre, onde m’avvinse amore.
Il rigor di tante pene
Forse a te rassembra poco.
Vivo in mezzo alle catene,
Son catene e son di foco.
Vieni dunque e i lacci spezza,
Ch’han turbato i miei riposi.
Per mostrar la lor fierezza
Basta dir: lacci amorosi.
Così sfogava il tormentato amante
I suoi folli desiri
E narrava ad un tronco i suoi martiri.
Amanti insani, ah quante volte, ahi lassi,
Odon i vostri pianti
Mascherati d’affetto i tronchi e i sassi.
Tal volta l’Amore
Si gloria d’udire
Un misero core
Piagato languire.
Tal volta Cupido
Trionfa vedere
Un core più fido
Svenato cadere.
Ma il cor d’ogni dolor sia pur contento,
Ch’il penar per amore è godimento.
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