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Già vincitor del Verno
Di due soli in un istante
Girò le luci al mormorio soave
Le tue pompe, ò vaga Flora
Ma colei, che non sente
Tù mi lusinghi, Amore, e poi m'inganni
Poetical text transcription
Già vincitor del Verno
Con trionfo gentile
Spiegava il suo tesor fiorito Aprile;
Sparite eran le stelle
E per dar luce al Cielo
Sorgea dall’Orizonte
Il bel Nume di Delo,
Quando comparve ardita
Sù la spiaggia fiorita
La bellissima Clori,
Che con la man di neve
Mietendo gigli, e rose,
Parea trà quei zaffiri
Di più vaghi colori
Atropo leggiadrissima de fiori.
Fileno, il fido amante,
Ch’assiso à piè d’un faggio
Pascolava gl’armenti,
Arse vie più di quei bei lumi al raggio
E fissando le Ciglie
In quella vaga Dea,
Ch’al par del Sol splendea,
Spiegò con questi accenti
L’amorosi tormenti:
Di due soli in un istante
Io vagheggio lo splendor.
Non m’accende il Dio, che splende,
Altra fiamma il cor mi infiamma
E d’un placido sembiante
Miro i rai, provo l’ardor.
Girò le luci al mormorio soave
Di quel cigno canoro
Ritrosa quanto bella
La rustica Donzella,
E il Pastorello in tanto
Così riprese il canto:
Le tue pompe, ò vaga Flora,
Quanto invidia il cor piagato.
Se passeggia un sì bel Prato
Quella Dea che m’innamora.
Ma colei, che non sente
Del cieco Dio lo strale,
Con partenza improvisa
Fa veder, quanto sia
In femminile orgoglio
La beltà tirannia
E restando smarrito
L’infelice Fileno
Compagno sol del duolo
Con Amore s’udì
Querelarsi così:
Tù mi lusinghi, Amore, e poi m’inganni.
Mi mostri in un bel crine
Sembianze peregrine,
Mà poi col tuo rigore
Quest’alma tutt’ardore
À lacrimar condanni.
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