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Redazione
Physical description
Watermark
Not recorded
Notes
Testo messo in musica da Severo de Luca (cfr. I-Rli Ms. 208.A.4 e D-Hs , ND VI 2263 III (Nr. 4)). Cfr. Scheda n. 1109
Uniform title
Poetical text transcription
Voi volete ch’io canti?
Canterò, ma il dolor mio
Chiamerà sugli occhi il pianto
Piangerò se il cieco Dio
Fra le labra uccide il canto.
Voi volete ch’io canti.
Canterò ma piangeranno
Le mie voci e i miei sospiri
Piangerò del cor l’affanno
Canterò crudi martiri.
Dirò che il mio pensiero
Come libero nacque
La libertà godea
Ma perché poi dispiacque
La mia pace alle sfere
La libertà perdé restando alfine
L’infelice pensiero
Schiavo della prigion d’un crin ch’è nero.
È nero quel crine,
Che a tante ruine
Condanna il mio cor:
E’ nero quel laccio
Per cui son di giaccio
Nel mezzo all’ardor.
È nero il legame
Che l’arse mie brame
Costringe a penar
È nero il mio nodo
L’adoro e non godo
Mi basta l’amar.
Vanti pur biondo crine
D’ingelosir l’arene
Del Pattolo e Arimaspe
Del Tago ed Eritreo
Del Gange e Idaspe;
Che amor per darmi pene
Già sul crin del mio bene
Distemprò Flegetonte
Lete, Stige, Cocito ed Acheronte.
Con l’onde torbide
Del nero inferno
L’arcier terribile
Quel crin formò
Per far dell’anima
Crudo flagello
Fece quel crin ch’è nero sì, ma bello.
Dall’empie tenebre
Dei ciechi abissi
Il nume barbaro
Quel crin rubbò
Nascose i fulmini
Con la sua face
Sotto quel crin, ch’è nero sì, ma piace.
E non intendo ancora
Come per mie ruine
Il bell’idolo mio ch’ha l’alba in fronte
Porta negl’occhi il sol, la notte al crine.
Dunque convien ch’io mi distrugga in pianti,
E volete ch’io canti?
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Shelfmark
collection Vat. lat.
shelfmark 10204.2
Record by Teresa M. Gialdroni