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Per non calcar di Roma
Morrò misera sì, vincesti o sorte
Che mi giova di fortuna
Di Diane, di Febi
Morrò misera sì, vincesti o sorte
Ma che pensi fortuna crudele
Schiava non mi vedrai
Morrò misera sì vincenti o sorte
Non trarrò già scalzo il piè
Sì che morrò da forte
O dell'aspe che 'l seno m'ancide
Ma già con piè veloce
Morrò misera sì vincenti o sorte
Poetical text transcription
Per non calcar di Roma
Gl’abborriti confini
Da servili catene oppressa e doma
Già de Marti Latini la trionfante
Ogn’or venere altera
Che su l’Egitto impera
Prima che d’ora estrema
Rechi l’avviso ancor egro sopore
Tal prorompe sfogando il suo dolore.
Morrò misera sì, vincesti o sorte.
Che mi giova di fortuna
Il favor che non durò?
Bel destin di nobil cuna
Se nel fin poi si cangiò?
Mio trofeo fu Pompeo,
Ma che prò?
Che mi giova di fortuna
Il favor che non durò?
Ubbidì mie leggi amante
De Quirriti il Dittatore
Un Triunviro imperante
Il mio cenno hebbe signore
Sue vittorie fur mie glorie,
Ma che prò?
Che mi giova di fortuna
Il favor che non durò?
Di Diane, di Febi
Mi vantai Genitrice
Sovrana imperatrice
Dove l’Indica Teti il sole indora
Vidi vassalla al mio voler l’Aurora
Ad un cenno ridotti
Duo Mondi a duellar scherzi de flutti.
Ma tutto, ah, che fu vano
Non vinsi l’alma sol d’un Ottaviano
Nulla più non sarà che mi conforte
Morrò misera sì vincesti o sorte.
Ma che pensi fortuna crudele
Contro d’Egizia grande Reina
Mortale rovina
Amando incitando
D’ogni mia gloria
Poter trionfare?
Esultare?
T’inganni t’inganni
Non appieno tuoi gusti tiranni
Sazierai ben ch’io sparga querele
Ma che pensi fortuna crudele.
Schiava non mi vedrai
Seguir la trionfale pompa
Del tuo diletto Augusto il fiero
Non con ciglio severo
Condurrà catenata
Cleopatra animata.
Fia ‘l mio destin men duro
Pur che la libertà meco ne porte
Morrò misera sì vincesti o sorte.
Non trarrò già scalzo il piè
Pellegrin nel Campidoglio
Cui sul patrio Egizio soglio
Fu vassallo più d’un Re
Non trarrò già scalzo il piè.
No ch’avvinta non andrò
Ad ornar trionfo ingiusto
Non vedrà sua serva Augusto
Chi Monarchi già legò
No ch’avvinta non andrò.
Sì che morrò da forte
No schiava non sarò s’hai vinto o sorte.
Ahi ma quante cagioni
Essacerban pur troppo i miei martiri?
Figli, voi del mio bene,
Cari pegni adorati e di me stessa
Parti, parte più viva e pur sarete
Spettacolo in mia vece
Di vil plebe Romana Egizio gioco?
D’Africa il sol garzone,
La Niliaca Diana
Fia che nudi oh Destino
Annodi al Carro suo Marte Latino?
O dell’Aspe che ‘l seno m’ancide
Più cruccioso pensiero insofribile
Pena orribile
Ch’ogni spirto dal cor mi divide
E pria dello spirar mi dà la morte.
Morrò misera sì vincesti o sorte.
Ma già con piè veloce
Sento avvanzarsi ad occuparmi il Tosco
Vacilla omai la voce
Lugubre testimone
Ch’all’occaso vicin sian l’ore mie
Tinti d’atro carbone
A miei lumi i suoi rai presenta il Dio.
Ahi fasto, ahi gioie corte,
Morrò misera sì vincesti o sorte.
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shelfmark X.120.8
Record by Giulia Giovani