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La cantata è stata copiata per il Cardinale Pietro Ottoboni nel 1691 e 1692 e per il Cardinale Benedetto Pamphilj nel 1691.
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Bibliography
Analytical description
[L]a scitica Regnante
Quella morte sì bramata
Cada dunque svenato
Dell'Egitto la Donna Reale
E tu là negli Elisi
Ò mio core, à lusingarti
Sparite dunque a volo
Poetical text transcription
[L]a scitica Regnante,
Vedova del suo figlio,
Cosi prendea da suoi pensier consiglio:
E che farai, Tomiri,
Con inutil sospiri
Di placar la tua pena in van tu tenti.
D’antidoto incapaci
Sono le piaghe tue, i tuoi tormenti.
Tergi le tue pupille,
Rasciuga i pianti tuoi deboli e vani
E qual asta d’Achille,
Se morte ti ferì, morte ti sani.
Quella morte sì bramata
L’alma mia consolerà.
S’il mio figlio fu trafitto,
Chi dirà, che sia delitto
D’una madre sventurata
Una giusta crudeltà.
Cada dunque svenato
Il monarca Persiano,
Il nemico crudel della mia quiete
E nel proprio suo sangue
Smorzi del sangue altrui Ciro la sete.
Dell’Egitto la Donna Reale
Liquor più pretioso
Non diede al suo sposo
Di quello, ch’hai tu.
Se bevendone un sorso fatale,
Per toglier d’affanno
Un crudo tiranno
Racchiude in se stesso
Un amica virtù.
E tu là negli Elisi
Gradisci il sacrifitio, amata prole,
Se sopra l’urna tua, sopra il tuo anello
La vita d’un tiranno io tronco e svello.
Ò mio core, a lusingarti
Nascer sento una speranza;
E già parmi, che mi dica,
La sua sorte sì nemica
Cesserà di tormentarti
Con l’amara rimembranza.
Sparite dunque a volo
Dal mio cor, dal mio seno,
Fantasmi di dolor, nubi di duolo,
Se a godere m’alletta
Con le delitie sue bella vendetta.
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shelfmark Barb.lat.4202.2
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