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Watermark
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Il manoscritto proviene probabilmente dalla biblioteca musicale del Cardinale Pietro Ottoboni.
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Analytical description
Mentre l'aperte vie d'un prato ameno
Bianchi gigli, il cui candore
Rose ardenti, in cui l'aurora
E se le luci affisso
Se poi sento ne boschi vicini
E se ricco de tremoli argenti
Folle, mà che vaneggio
Poetical text transcription
Mentre l’aperte vie d’un prato ameno
Un dì premea Fileno,
In confin così vago
Le pompe inteso à vagheggiar de Fiori,
Della mia bella Clori
Coloriva al pensier la dolce imago
E in queste voci istesse
Il bel disegno all’alma amante espresse:
Bianchi gigli, il cui candore
È dell’Alba un puro latte,
Di quel sol che m’arde il core,
Scorgo in voi le membra intatte.
Rose ardenti in cui l’aurora
Tutti sparse i suoi cinabri,
Di quel bel che l’alma adora,
Veggio in voi le guancie e i labri.
E se le luci affisso
In timida Viola,
Che fra l’herbe nascosa
À gl’occhi altrui s’invola,
Ma l’aura che odorosa
Per lei diviene
Le sue bellezze addita
La modestia De Clori un fior invita.
Se poi sento ne boschi vicini
Filomela ridir le sue doglie,
Odo all’hora gl’accenti divini,
Che di Clori il bel labro discioglie.
E se ricco de tremoli argenti
Veggio un rivo qui volgere il piede,
Io raviso in queste onde innocenti
D’un bel cuore la candida fede.
Folle, ma che vaneggio?
Ed ancor non m’aveggio,
Che musici augelletti,
Limpidi rivoletti,
Gigli, rose e viole.
Son fosche idee per figurarne un sole?
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shelfmark MU.MS.655.23
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