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Redazione
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Analytical description
Era l'alba vicina
Era questa la corte
Non pianger Fileno
Disse la donna
Qui me n'entro sovente
Credete pensieri
Sonnacchioso vaneggia e mai non dorme
Poetical text transcription
Era l’alba vicina
Et in sonno dolcissimo
Posavan queste membra
Stanche del viver mio fatto inquietissimo
Ritornava de sogni
La turba favolosa
Che deride tal ora
Con sognati piacer le mie miserie
Alle grotte cimmerie
Reggeva il cieco mondo
Un silenzio profondo
Né pur del rio vagante
L’argento mormorante
Interromper sapea
De miei sogni gelosi
I secreti riposi
Una fra tante larve
Dello stuol che disparve
Con sorriso mendace
Meco rimase e mi turbò la pace
Era questa la corte
Donna di gran statura
Ch’a genti mal accorte
Le speranze vendea senza misura
Havea ne labbri il mele
Alla cintola il ferro
Vestian spoglie reali
Le membra delicate
Coprian balsami eletti
Di natura i difetti
Con sardonico riso
Coloriva le guancie
Scorgeasi in tutti i moti
Politica prudente
E formando sovente
Pasti dubbi et incerti
Tenea serati i labri e i lumi aperti.
Doppo breve passeggio
La guardinga donzella
Assisa in verde seggio
Così ruppe il silentio alla favella:
Non pianger Fileno
La sorte contraria
Si cangia e si varia
Né sempre è la tempesta al mare in seno
No non pianger Fileno.
T’invita la corte
Per farti beato
A crescer tuo stato
La fortuna per me t’apre le porte
T’invita la corte.
Disse la donna e qui
Tacque e ratta sparì come un baleno
Io che già mai sereno
Viddi il volto a fortuna
A nascenti speranze
Nell’afflitto mio sen formai la cuna
Così d’un'alta reggia
Dentro l’aurate stanze
Vidi le pompe e gl’astri
Le gemme e i fasti e gl’ori
Ma fra tanti splendori
Sol una mesta e fuggitiva figlia
M’apportò meraviglia
L’interrogai pietoso
De suoi casi e del nome a me rispose
Hor come se cortigian tu sei
Non fuggi da colei
Che verità s’appella.
Per le Corti de grandi
Sol di notte al mio piede
Passeggiar si concede.
Qui me n’entro sovente
Coi fantasmi in schiera
Che nel tempo corrente
La verità si stima una chimera
Mi trattengo tal hora
Con la gente più vil sin all’Aurora
Poi con saggio consiglio
All’apparir del dì fuggo in esilio.
Attonito rimasi alla fuggi
Volsi più dentro i sguardi
Ad osservar intenti
E scorsi nelle genti
Una funesta avidia
Degna in ver di pietà
Più che d’invidia.
Falso ridere
Finti gemiti
Scaltro ossequio
Segni taciti
Labri cauti
Cerimonie
Sonni timidi
Vita misera
D’un continuo
Ceca invidia
Detti ambigui
Patti illeciti
Vizi sordidi
Sacrilegij
Lenocinij
Gente perfida
Scola pessima
Spie terribili
Che rubano che uccidono
Che sbranano l’anima
Del honore agl’innocenti
Al fine i portamenti
Le manieri e i costumi
A me dettero indizio
Che sol era la Corte un artifizio
A cui s’altri s’impiega
Compra di tutti i vizzi una bottega.
A vista sì terribile
Mi riscossi dal sonno
Il giorno a me comparve
Sparì la corte et isvanir le larve
Poscia dentro esclamai:
Credete pensieri
All’ombre svanite
La corte fuggite
Ch’i sogni son veri
Credete pensieri
Chi troppo s’avanza
D’incerta speranza
A seguir nelle Corti i passi e l’orme
Sonnachioso vaneggia e mai non dorme.
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shelfmark Mus. E.279.2
Record by Sophia Maria Ines Sapienza