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Redazione
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Watermark
Not recorded
Notes
La cantata apparteneva alla collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte.
Uniform title
Scoring
Bibliographic repertories
Analytical description
Oh Dio tu parti
Forse che profanai
Credi che t'amo
Poetical text transcription
Questa, questa è la selva
E quello è il dolce amico rio
Dove teco idol mio
Sottratti dal sole ai raggi ardenti
In questi puri argenti
Specchiasti il volto e dissetar ti piacque
Il tuo labbro in quest’acque
Quello è il florido prato
Da cui rapisti i più vermigli fiori
Con quella man che tanto accende i cori
Questo è il colle ove irato
Più non volgesti il ciglio e le pupille
Girasti a me tranquille
Quella è la valle ombrosa
Dove meco amorosa
Ti piacque lusingar l’affanno mio
Ed or mi lasci oh Dio
Oh Dio tu parti
E m’abbandoni
Neppur mi doni
La morte almen
Ahi di placarti
Se non ho sorte
Di gel di morte
Spargi il mio sen
Forse che profanai
Il rio la selva il prato
A te già reso ingrato
Altro volto cercando ed altri amori?
Forse di nuovi ardori
Esca mi resi già ad altra ninfa in traccia?
Forse mi vide già di sudor molle
Questa valle e quel colle?
Ah tal pensier discaccia
Son tuo né già mai sia
Ch’a te manchi di fede
Amor ch’a te mi diede
Non fia ch’a te mi tolga
Né avverrà che si rompa
La catena fatal che sì m’allaccia
Ah sì Nice ti piaccia
Mentre per poco almen fermi le piante
Credimi a te fedel, credimi amante.
Credi che t’amo
Che ognor ti chiamo
Mio ben mia vita
E che gradita
Sei troppo al cor
Né sarà vero
Che dal pensiero
Partir potrai
Né d’altra mai
Può farmi amor.
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shelfmark 34.5.4 (= Cantate 255).27
Record by Antonio Caroccia