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Per l'attribuzione della copia al Copista 11 cfr. bibliografia
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Già di canute brine
Care fiamme mi struggete e pur v'adoro
Ma con chi parlo oh dio
Vieni bella e in questi accenti
Ne ti rassembi strano
Quanta fronde ivi tu mire
Poetical text transcription
Già di canute brine
L'anno bambin si ricopria la fronte
E, per ogni confine
Sin da trioni algenti,
S'udiva il re di venti
Volger fremendo alla romulea terra
Eserciti nevosi a portar guerra.
Quando Tirsi pastore, qll'hor ch'estinta
Vantava in seno ogni amorosa face,
D'un impensato ardore
Acceso a poco a poco
quel che giaccio parea divenne un foco.
E mentre l'infelice,
Tra quelle fiamme ardea
Salamandra d'amor, cosi dicea.
Care fiamme care care
Mi struggete e pur v'adoro.
Se traete le faville
Dell'ardor di due pupille
Date ancora al mio penare
Qualche raggio di ristoro.
Ma con chi parlo, oh Dio!
Se il bel idolo mio
L'acerbo duolo la mia face ardente
O non vede, o non sente?
Esprimerò in quel lauro
Del nume adorato il bel nome.
Forse avverrà che amore
Un dì fatto pietoso,
Scopri a quegl'occhi istessi
I caratteri impressi che la bella
Si figuri l'autore,
E non si sdegni ch'ivi
Scolpito ed'io, nel core inciso,
Porti l'uno il bel nome e l'altro il viso.
Vieni, o bella, e in questi accenti
Leggi pure ch'io moro per te.
Di quest'alma son note dolenti,
Sono araldi d'eterna mia fe'.
Né ti rassembi strano,
Se da pungente strale,
Vedi in quel tronco il tuo bel nome impresso
Poiché, nome sì caro,
Ah! ben lo so questo mio cor trafitto
Solo a colpi di piaghe esser può scritto.
Quante fronde ivi tu miri
Tante piaghe porto nel sen.
Deh, tu almen con lieta speme
Fa che spiri cor che geme
L'aura dolce d'un riso seren.
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Shelfmark
shelfmark H 659(III).15
Record by Matteo Giannelli