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Redazione
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Analytical description
Dei più notturni orrori
Parto pupille care ma lascio il cor
Potrà negar quest’onda
Onde voi che mormorate
Ma l’onda non favella
Come scoglio che gl’urti non teme
Poetical text transcription
Dei più notturni orrori
Licenziato il commando a’ pena havea
La gran diva dell’ombre, e non ancora
Dal sen d’umida Teti
Al fulgido ritorno il Dio di Delo
Su l’eteree pendici
Havea resa la luce al giorno infante
All’hor che su la sponda il mar tranquillo
Alla sua vita in braccio
Lidio costretto a dipartir piangendo,
E ad Amarille idolatrata amante
Su la bocca adorata
Framischiando coi baci i suoi lamenti
Spiegava a quel bel volto
La costanza del core in questi accenti:
Parto pupille care
Ma lascio il cor
E ancor ch’al nume amato
Lontan mi guidi il fato
Non cangerà vicende
Per voi nell’alma amor.
Potrà negar quest’onda
Con rivolger all’etra il corso audace
Del natio sentier lambir la sponda
Potrà il sol ch’ancor dorme all’or che nasce
Privo di raggi impallidir languendo,
E mendicar dagl’astri il suo splendore:
Ma ch’io lasci d’amarvi e con qual core.
Onde voi che mormorate
Dal mio pianto intumidite
Dite dite e parlate
Del mio cor la casta fé.
Dite pur se quella face
Che n’astrinse al primo ardor
Lungi ancor dalla mia pace
Vivrà sempre accesa in me.
Ma l’onda non favella,
E forse oh Dio mio bel nume adorato
Del più costante amor che vanti un’alma
Su paventi la fede?
Deh se non parla quella
Ch’è sorda, et alla fuga
Solo dell’impulso dell’aure è tutta
Intenta, tu ti rivolgi, e mira,
Che pareggian con essa i pianti miei.
Ma se non satia ancora
Brami prova maggior del cor amante:
Mira o bella il tuo volto,
Ch’allor saprai se a te sarò costante.
Come scoglio che gl’urti non teme
Dell’onda che freme
Nel torbido mar.
Tal sarà da te lungi il mio core
Da un empio rigore
Costretto a penar.
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shelfmark DD.51.8
Record by Alessandro Sabino Virgilio