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Poetical text transcription
Tronche e sparse ruine
Che in solitaria arena
Sete un vestigio appena
Delle sì vaste un dì pompe latine
Qualor l’altere piante
Muove vicino a voi beltà superba
E con guardo sprezzante
Vi mira avvolte in fra le spine e l’erba
A quel volto orgoglioso
Che dell’esser suo frale
Sembra che in modo alcun non si rammenti
Parli il vostro silenzio in questi accenti.
Vaga fronte ov’han divisa
La potenza il fato e amor
Per brev’ora i lampi affisa
De begli occhi in questo orror.
Quei ch’or vedi sepolti
D’ampi teatri augusti
Giacer nel sen di lui laceri avanzi
In mole eccelsa accolti
E in un di gloria e d’aurei fregi onusti
Lo stupor d’ogni ciglio eran pur dianzi
Ed ora chi che ne resta
Fuor d’un ombra infelice
Che ogn’occhio aborre ed ogni pie calpesta?
Tanto cangiar su questo fragil suolo
può dell’età l’inesorabil volo
E in sì baldanzosa
Quasi il Tempo per te non sia fugace
Né a distrugger tuo pregio
Voglia quel dente edace
Di cui l’orme ravvisi
In questi infranti e lacerati sassi
Nulla curi di lor ma guardi e passi?
Deh pensa quai danni
Ti serbi l’asprezza
Di rigida sorte
O frale beltà.
Se tempra sì forte
Che domi degli anni
L’ingorda fierezza
Il marmo non ha
Deh pensa quai danni…
Ah se armarti tu vuoi
[...] il crudo furor l’età rubella
Fa che sia nel tuo spirto
Della beltà ch’è in te beltà più bella.
Perché se ben pugnando
Con terrena bellezza
L’età del bel d’un volto ha ognor la palma
Di lei sempre trionfa il bel d’un’alma.
False pompe terrene
Voi con frodi celate
Tra le vostre catene
Il mio desire imprigionar tentate
Ma ch’io ciò vi consenta
Non credete giammai; ben so per prova
Che di stabil fermezza
Né pur breve momento in voi si trova.
Pregio d’età non dura
Fior di beltà vien meno
Un sogno è la ventura
La grandezza un baleno
Quaggiù morte in un punto il tutto solve
Né del tutto rimane altro che polve.
Quante ahimè torri superbe
Che schermir pareano gli anni
Scopron sol de propri danni
I restigi in mezzo all’erbe!
Ma le pompe sovrane
Di cui l’etra risplende
Dai dì ch’i pregi lor lassù spiegaro
E quando unqua mancaro?
Quei vaghi lidi
Che l’alba cingono
Quei cari ardori
Che il sol dipingono
Le stesse tempre
Rassembran sempre
Se all’auree stelle
Che ognor più belle
Vi rende i rai
Toglier Florilla il tempo osò giammai
Onde in ciò ripeter dico e sospiro
Terra o quanto sei se il cielo io miro.
Dunque oh pompe mentite
Vostro lume bugiardo
Per idolo offerite
A chi non alza verso l’Olimpo il guardo
Ch’io per quel ben verace
Cui son lassù pompe si rare un velo
Volgo i desiri al cielo
E i beni di quaggiù mi prendo a scherno
Questi han vita un istante e quello è eterno.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin