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Poetical text transcription
«Chi di sorte ingannatrice
L’incostanze empie non teme
I miei casi e meco insieme
Te rimiri Ilio infelice
A ciascun che in noi s’affisa
In quai danni, in quai ruine
Spesso i Regni abbian confine
Il tuo strazio e il mio ridice.
Chi di sorte ingannatrice...
Cadeste ahimè cadeste
Per man d’atro destin dardanie mura
E pur tra schiere immense
A cui morte e sepolcro in un porgeste
Vostra ingrata pietade
Insepolta lasciò la mia sciagura.
Tutta fra tante stragi
Vive ancor la mia pena
Né men che a gli occhi al cuor grave la rende
Questa ch’io porto al piè servil catena.
Ah che chiuder miei lumi
Sdegnò l’odio de numi
Per serbarti a mirar figli trafiti
Regio consorte ucciso
E in terribil sembiante
Entro a un perfido ardor l’Asia fumante.
Pur se in veder godete
Tra mille affanni o stelle
Qual fin qui la bramaste Ecuba afflitta
Su miratela ancora
Delle vostr’ire ingiuste
Tra gli assalti più rei più sempre invitta.
Con vil nodo le piante mi stringe
L’aspro ingegno del vostro furor
Ma del ferro che indarno mi cinge
Ho tra lacci più libero il cuor.
Gli scettri involi pur vostra fierezza
Che Rege è ognor chi la ferisce e sprezza.
Frema e s’infuri pur vostra fierezza
Che se la soffre il piè
Che privo anche d’impero […]
Regnante è ognor chi sa sprezzar la sorte».
Così del frigio soglio
L’alta dominatrice
Converso in tristo il già felice stato
Ragionò col suo fato
E dello stuol, che intorno
Le fea flebil corona
A sì sublimi accenti
In cui splendea di gran costanza il vanto
Formaro eco funesta i gridi, e il pianto.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin