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Poetical text transcription
«Tanti affanni, e tormenti
Dan battaglia al mio cuore
Quanti son de miei dì gli aspri momenti.
Sempre languir mi vede
Tra sciagure, e disastri
Quando il sol da noi parte, e quando ei riede.
Son de dolor l’albergo,
Son de mali il ricetto
Né a tanti danni miei v’è tregua alcuna;
Con sì crudel dispetto
Che pretendi da me, che voi fortuna?
Sol per me tua rota instabile
Precipizi ognor destina
E sol guida il mio piè labile
A incontrar scempio, e ruina.
Pensa forse con queste
Strane fierezze il tuo malvaggio instinto,
Che tremante al tuo piede
Prostrar mi deggia, e darmi a te per vinto?
T’inganni, oh rea, t’inganni;
Seguir pur più che mai
D’infierir meco il tuo perverso stile.
Farmi infelice puoi, ma non già vile.
Osa l’arti più crude, e funeste
Che il mio petto resister saprà;
De tuoi sdegni fra l’atre tempeste
Rupe immota quest’alma si fa.
Ho un cuor di te più grande;
E se abbatterlo speri
Lusinga il tuo pensier folle baldanza:
Più che in te crudeltade, è in lui costanza
Puoi rapirmi ricchezze,
Onori, e libertà, che il volgo insano
Tuoi doni appella, e sono inganni tuoi;
Ma la virtù, che è mia
Rapirmi in modo alcuno empia non puoi.
Eccoti ancor la vita,
Fanne strazio a tua voglia
E per toglier da’ vivi
Un che t’odia, e schernisce
Con tutto il tuo poter corri a ferirmi:
Che uccidermi saprai, non atterrirmi.
Dalla tua man trafitto
Lo spirto esalerò.
Sempre però costante,
Sempre di te sprezzante
Morirò sì, ma invitto
Anche in morir sarò».
In guisa tal parlando
Uom’ da virtù fatto animoso, e forte,
Mostrò, che della sorte,
Quando ancor più nemica, e irata freme,
Tanto è grande il furor, quant’altri il teme.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin