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Poetical text transcription
Nuda su nudo scoglio
Che aprirsi per pietà quasi parea
Colpa non sua, ma del materno orgoglio
Andromeda infelice
Esser di crudo mostro esca attendea.
L’aure intorno, e l’arene
Gemer s’udiano intanto
Con dolenti sussurri alle sue pene,
Ed ella egra, e smarrita
Sciolto il bel ciglio in pianto,
Quell’avanzo di vita
Che il soverchio terror non le avea tolto
Al fato offriva in simil voci accolto:
«Dove, ahi dove è la morte?
Sì, la morte dov’è? Come ritrosa
Entro al sen di quest’onde
Da cui deve assalirmi, a me s’asconde?
Numi irati ah ben vegg’io
Che d’un mostro il farmi gioco
Sembra poco
Al crudel vostro desio.
Non vi basta ahimè, ch’io mora,
L’odio vostro assai più chiede,
Mentre il duol fin qui mi diede
Mille morti, e vivo ancora.
Deh se numi pur siete, e se pur vive
Qualche pietà fra tanto sdegno, omai
Terminate, vi prego,
Con mia vita i miei guai.
Venga (ch’io con accese
Brame il chiedo, e l’attendo)
Venga il mostro, e spargendo
Le membra mie sul congiurato mare,
A questi lumi, a cui
Offre sol nere larve atro spavento
Tolga di più mirare,
E la vostra fierezza, e il mio tormento.
Ma già sconvolgesi
Con alti fremiti
Il grembo placido
Dell’ampio mar.
Già disserrandosi
Le sue voragini
Su l’acque attonite
Il mostro appar.
Deh su, che tardasi?
Non più prolunghisi
Quel che si struggemi
Fatal martir;
E in sen de rigidi
Numi implacabili
La gioia avvivisi
Col mio morir».
Così la bella avvinta
A perir s’accingea; quando dall’alto
Sovra corsiero alato
Scese Perseo, e cangiato
Con la gorgone atroce il mostro in scoglio
La poco men che estinta
Tolse alla rupe, e la ridiede al soglio;
Altrui chiaro additando
Che di non giusta sorte
Qualor più sembra in lei scagliarsi il telo
A bellezza innocente è scudo il cielo.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin