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Redazione
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Poetical text transcription
«Pur mi lasci; pur fuggi;
Né a questo a te sì caro
Albergo un tempo anche un sol guardo giri,
E insin, crudel, di non conoscer fingi
Tra l’aure, onde sospinte
Son l’infide tue vele i miei sospiri.
Hai pur teco il mio cuore
E sordo ai gridi sei che da lui scioglie
Per fermar la tua fuga, il mio dolore.
Lascia, lasciami almeno
Parte del tuo perché da lui, che seppe
E la mia fede, e me porre in obblio
Ad obbliarti impari forse anch’io.
Ma, lassa, in me non lasci
Altro di te, che la tua bella immago.
Con lei quanto più iniquo
Sembri ver me più m’innamori, e struggi
E in me più sei, quanto da me più fuggi.
E ciò far puoi?
E a chi t’adora
Mostrarti privo
D’ogni pietà?
Né creder vuoi
Che al tuo partire
Il mio morire
Congiunto andrà?
No crudel che genitrice
Non ti fu la Dea d’Amor
Ma una furia, un’idra, un mostro
Nello stigio orrido chiostro
Ti nudrì d’odio, e furor.
Ma vanne spietato,
Affrettati infido
Che ovunque tu vada
Pur teco sarò.
La via per seguirti
Con questa ch’io stringo
Funesta tua spada
Aprirmi saprò.
Da te rimasta abbandonata, e sola
Su lei già m’abbandono;
Chiudo in un ferreo sonno
Gli occhi a cui più mirarti omai non lice,
E lo spirto infelice
Traendo fuor di questa afflitta salma
Ti vengo, o ingrato, a ricercar con l’alma».
Detto appena in tal guisa
Mortal ferro incontro col regio petto
Da fero duol la già trafitta Elisa;
E fuggendo l’aspetto
Di quel Ciel, che negata
Avea ritroso al suo pregar mercede
Fe’ vera insieme e miserabil fede,
Che in quel che vin da morte ultimo danno
Sol trova il fine un disperato affanno.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin