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Poetical text transcription
«Destino, eccomi sola.
Sola, sì, rio destin, se non in quanto
Miei compagni pur sono
Mercé tua traditor la doglia, e il pianto.
Qui disperata attendo
Padre, amici, e consorte.
A questi ahimè la miserabil sorte
Dell’onor mio, che già depresso langue
Dirò pria con la voce, e poi col sangue.
Ed è ver, ch’ogni mio pregio
Mi rapì l’audacia altrui?
Che m’adombra ignobil fregio,
Né più son, lassa, qual fui?
E tu ciel, che ben vedesti
D’un fellon l’indegne prove
Neghittoso in man di Giove
Il suo stral lasciar potesti?
Ma se pigro mirasti i torti miei,
Voglio, che ancor tu miri
Dell’odiosa mia vita il giusto scempio.
Vedrai Ciel, vedrai come
Dal mio pudico nome
So cancellar quanto v’impresse un empio.
Se stille inutili
Sul duol che affliggemi
Dal ciglio flebile
Versai fin’or,
Saprà ben spargere
Più calde lagrime
Da man non timida
Aperto il cuor.
Ma in sì grand’uopo mio
Quai dannose dimore
Rendon sì lenti, oh Dio,
E lo sposo, e gli amici, e il genitore?
Che fo? Deh sì, no, ferma
Fin ch’io sveli i miei casi
Dolor, che brami all’alma aprir le porte.
E voi deh per pietate
Ver me l’orme affrettate
Padre, amici, consorte;
Che mentre alto furore
L’agitato mio sen sbrana, e divide
Con mille morti il non morir m’uccide».
In guisa tal si dolse
L’oltraggiata latina, e poi che giunti
Si vidde avante i suoi più fidi, e cari,
Noto con pianti amari
Fe’ di Sesto l’insulto; indi animosa
La magnanima destra in sé rivolse,
E da ferro nascoso
D’improvviso cadendo al suol ferita,
A se diè morte, e all’onor suo la vita.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin