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Redazione
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Poetical text transcription
«Fermate, armi omicide.
Fate alla morte mia tregua, soltanto
Ch’io porga al fato avverso
Gioia maggior, col rimembrar che questo
Punto atroce, e funesto
Dell’estremo in cui sono aspro periglio
Misera, il dirò pur, vien dal mio figlio.
Chi per me dunque è in vita
Con ingrato desio mi brama esangue?
Quei che da questo seno
Già trasse il latte, oggi vuol trarne il sangue.
D’aureo scettro io gli fei dono
Mortal ferro egli mi rende
E in maniere atre, ed orrende
Apre il sepolcro a chi gli eresse il trono.
E può l’anima mia
Sopportar che dimori
Seco un istante sol cura sì ria?
Ah non più indugi, aprite,
Impiagate, ferite
Queste viscere omai crudi guerrieri.
Fia ver me più clemente
Chi di voi più veloce
Toglie col ferro a tal pensier mia mente;
Che è men duro a soffrire
Del pensar chi l’impose anche il morire.
Su che tardate?
Colpi avventate
Rubelle schiere.
Ma più rivolto
Sia il vostro sdegno
Qui dove accolto
Spirò l’indegno
L’aure primiere.
Qui, qui tutto si spenda il furor vostro,
Ove io nudrii d’ogni fierezza il mostro».
Con tai detti affrettando
La sua mortal ruina
L’infelice Agrippina
Cadde in brevi momenti
Svenata al suol da scelerate spade
E alla futura etade
Con note di terror disse il suo scempio:
«Tal premio ottien chi fa potente un empio».
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shelfmark 2474.31
Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin