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La cantata è stata edita in Serie de’ testi di lingua stampati, che si citano nel vocabolario degli accademici della Crusca, possedu-ta da Gaetano Poggiali. Con una copiosa giunta d’opere di scrittori di purgata favella, le quali si propongono per essere spogliate ad accrescimento dello stesso vocabolario, tomo II, Livorno, Masi e compagno, 1813, pp. 127-128.
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Poetical text transcription
Su, poggiamo alle stelle
Arditi vanni miei. Nulla s’attenda
Del paterno timore al vil consiglio,
E in onta sua s’ascenda
Gloria a incontrar dov’ei sognò periglio.
Omai per l’aere
Tant’alto giunsero
Gli sforzi intrepidi
Del mio volar,
Che quanto stimasi
Tra vasti termini
Laggiù raccogliersi
Un punto appar.
Su, prendiamo con più baldanza
Maggior volo, e audaci piume
Che in ciel forse a farmi nume
Breve sentier da superar n’avanza.
Ma qual mi fiede il dorso
Vampa infausta, e nociva
Che troncandomi il corso
M’empie di tema, e di vigor mi priva?
Mie penne, a chi repente
Misero a me vi toglie?
Qual mi scuote la mente
Di non dubbia ruina atro pensiero?
Ahimè! Come? Ed è vero,
Che qui dove immortale
Far mi credei, sono al perir vicino?
Padre, cieli, destino,
Da voi scampo, pietà, soccorso imploro;
Lasso, deh chi m’aita? Io cado, io moro».
Finì tai detti appena
Dal ciel precipitando Icaro stolto
Che in fra i marini umori
Egli e in un l’ardir suo restò sepolto.
Folle umana alterezza
In cui desio di simil voli abbonda,
Senti; così per te parla quell’onda.
«Piange assorto il suo disegno
Tra sciagure aspre, e mortali
Chi salir tenta con ali
Che di cera hanno il sostegno.
Fe’ non si presti alcuna
Ad ardire, o a fortuna,
Quando per vie tropp’alte a girne incalza.
Più s’accosta al cader, chi più s’inalza.»
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shelfmark 2474.26
Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin