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Redazione
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Poetical text transcription
Catone, ecco il tuo scampo
Tronca ogni vil dimora
Non aspettar, che su la nuova aurora
Le tue schive pupille
Dell’armi vincitrici oltraggi il lampo.
Sovvengati, che in petto
Chiudi d’alti pensieri alma nudrita;
Qual sei; chi fosti; e come
A un cuor romano il solo onore è vita.
La sorte ingrata
Con fronte irata
Da te fuggì,
E al tuo rivale
Il crin fatale
Proterva offrì.
Vorrai forse, che l’empia,
Che tal d’un odio rio pegno ti diede
Offra alle sue catene anche il tuo piede?
No, muori; e de’ suoi sdegni
Con man disprezzatrice
Togli il diletto alle tue stelle avverse
Di mirarti infelice.
«Va pur Cesare omai, va pur superbo,
Che del Lazio gli eroi
A soggiacerti iniquo ciel condanni,
Ma se là sul Tarpeo tra vinti tuoi
Me presumi additar, troppo t’inganni.
Di tal speme ah non si gonfi
Quel tuo cuor sì eccelso, e vasto.
La sua man, non il tuo fasto
Di Caton fia che trionfi.
Vieni; affretta le piante
E per la destra mia qual non mi pensi
Qui trovandomi esangue
Leggi descritti i sensi
D’un valor risoluto entro al mio sangue
E apprendi in un che invitta
A qualunque disastro un’alma forte
Sempre sovrasta allor che ha in man la morte».
Disse, e aperto col ferro
Allo spirto già pronto ampio sentiero,
Mostrò che a un Genio altero
Nato a non sopportar giogo protervo
Meno amaro è il morir, che il viver servo.
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shelfmark 2474.25
Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin