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Poetical text transcription
Mentre da gli aurei dardi
Dell’arcier luminoso
Atterrita, e tremante
L’ombra all’opposto ciel fuggiasi in fretta,
Dal sen d’un prato erboso
La fronte sollevò tutta brillante
Leggiadra violetta,
E in faccia a ogni altro fiore
Ch’ivi nudria pur nato allora aprile
Fatta di sua beltà mostra gentile
L’aure attonite, e immote
L’ali astrinse a fermar con simil note:
«Drizzatemi il soglio
Mie pompe superbe
Che serva tra l’erbe
Più viver non voglio.
Tal gloria in me ravviso
Che vili appo di me sono, e negletti
Il giacinto, e il narciso;
Anzi la rosa istessa
Benché aver da Ciprigna
L’ostro di pregi, è da me presa a gioco,
Or che il mio nome entro al bel nome ha loco
Di chi più nobil dea
Tanto è di Citerea
Quanto è pregio maggiore
L’esser dea di Virtù, che dea d’Amore.
Tal quaggiù vanta possanza
Deità sì pellegrina
Ch’io per lei d’esser reina
Concepisco alta speranza.
Né de fior certo alla schiera
L’imperar fiami negato
Se mercé d’amico fato
Il mio nume a Flora impera.
Su dunque al regno, al trono.
Ogni breve momento
Ch’io più tardi a trattar scettro regale
Di viltà senza uguale
Dal mesto mio rimproverar mi sento.
Sì, dal soglio discenda
La rosa omai d’ogni suo fasto scema
E con più luce in sul mio crin risplenda
Il malconcesso a lei regio diadema.
Io ben tosto al soggetto
Mio bel popol de fiori
E clemente, e severa
Nuove leggi imporrò, nuovi statuti.
Io de più degni onori
D’amabil primavera
Alla mia dea consacrerò tributi,
E viveran miei pregi
Mal grado ancor de più gelati inverni
Sì gran nume, e in sì bel nome eterni».
Sì disse, e un tuon giocondo
Formar s’udio dalla sinistra il cielo
Onde il fiorito stelo
Ver lei nel terminar di tali accenti
Piegaron l’erbe, e l’inchinaro i venti.
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Record by Giulia Giovani e Ivano Bettin