Scheda n. 5680

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1701-1710

Titolo

Cantata del P. Gius.e Aldrovandin

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Aldrovandini, Giuseppe Antonio Vincenzo (1671-1707)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1701-1710]

Descrizione fisica

1 partitura (8 c.) ; 207x285 mm

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, do maggiore, c)
A, Amor fin dalle fasce
%C-3@c 4-8-8'FAAAG/GG8-BGGAB
2.1: Andante(aria, fa maggiore, 12/8)
%F-4$bB@12/8 4-8-8-8-,F{'C,BA}4G8F
2.2: (aria, fa maggiore, 12/8)
A, L'amai quando era infante
%C-3$bB@12/8 2.-4-8-8-8-8'F/''C'{BA}4G8F4E8D4.C
3.1: (recitativo, do maggiore, c)
A, Amo la bella mia
%C-3@c 8'G6GG8EGCC8-6CC
4.1: Andante(aria, fa maggiore, c/)
%F-4$bB@c/ ,2FB/A4B'C/,2F4GA
4.2: (aria, c/)
A, Son qual nave all'onda in seno
%C-3$bB@c/ 2'FB/A4B''C/2'F4GA/'BA2B

Trascrizione del testo poetico

Amor fin dalle fasce
Mi avvolse fra catene
E pria che ai rai del sol nacqui alle pene.
Amorosi sospiri
Furono i miei vagiti
E per fatal rigore
Non prima favellai che dissi amore,
Quella ch’amai bambino
Or l’amo adulto è qual mio nume inchino.
E se prima ad amarla
Mi costrinse natura,
Or con dolce favella
Mi dice la ragion: ama ch’è bella.

L’amai quando era infante
Poi crebbe in me l’amore
Al par di sua beltà.
Ancor le sono amante
E amor tant’è maggiore
Quant’è maggior l’età.

Amo la bella mia
Né di me vi saria
Più forsenato amante
S’ella al pari di me fosse costante.
Allor tutta ritrosa
Mi discaccia e dissama
Ma poi cangia pensiero e mi richiama
Spesso per tormentarmi.
Meco fa la gelosa,
Finge armarsi di sdegno
E mi tormenta, sì ma con ingegno.
E sempre a danno mio,
Ora per debolezza ed or con arte,
Tra vezzi e pietà mesce e comparte.

Son qual nave all’onda in seno
Ch’or turbato ed hor sereno
Mi delude il mare infido.
Quando già mi credo in porto
Col favor di amica stella
Quasi allor mi veggio assorto
Da una subita procella,
Né più scorgo il caro lido.

Ahi che quest’incostanza
È la parca che uccide
E che della mia vita il fil recide,
Se pietosa mi dice
Che m’ama e le son caro, io son felice.
Ma quando poi la trovo
Nell’umor suo molesta
Nel men di speme un raggio sol mi resta.
E certo io morirei
Se non andasse, oh dei,
Con quel suo sdegno una tal gratia unita,
Ch’or mi condanna a morte or mi dà vita.

Se fosse men volubile
Non vi saria cosa più amabile,
Con nodo indissolubile
Cupido mi legò
Perché ben sospettò
D’esser mutabile.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Mc - Milano - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "Giuseppe Verdi"
fondo Noseda
collocazione A.11.3

Scheda a cura di Marta Cattoglio
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