Scheda n. 9522

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1708-1710

Titolo

Cantata di Haendel [O numi eterni]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Händel, Georg Friedrich (1685-1759)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1708-1710]

Descrizione fisica

P. 128-147

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

O numi eterni. Cantata, La Lucrezia

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Oh numi eterni, oh stelle
2.1: Adagio(aria, fa♯ minore, c)
Già superbo del mio affanno
3.1: (recitativo, c)
Ma voi forse nel cielo
4.1: (aria, do minore, 3/8)
Il suol, che preme
5.1: (recitativo, c)
Ah, che ancor nel gl’abissi
6.1: Furioso(arioso, c)
Questi la disperata anima mia
7.1: (recitativo, c)
A voi, padre, consorte, a Roma, al mondo
8.1: Affettuoso(aria, c)
Già nel seno comincia
9.1: Furioso(recitativo-arioso, c)
Ma se qui non m'è dato

Trascrizione del testo poetico

Oh numi eterni, oh stelle!
Stelle, che fulminate empij tiranni,
Impugnate a miei voti horridi strali.
Voi con fochi tonanti
Incenerite il reo Tarquinio e Roma.
Dalla superba chioma
Omai trabocchi il vacillante alloro.
S’apra il suolo in voragini. Si celi
Con memorando esempio
Nelle viscere sue l’indegno e l’empio.

Già superbo del mio affanno,
Traditor dell’honor mio
Parte l’empio, lo sleal.
Tu punisci il fiero inganno
Del fellon, del mostro rio,
Giusto ciel, parca fatal.

Ma voi forse nel cielo
Per castigo maggior del mio delitto
State otiosi, ò provocati numi.
Se son sorde le stelle,
Se non m’odon le sfere,
A voi tremende deità
Dell’abisso mi volgo.
A voi, a voi s’aspetta
Del tradito honor mio far la vendetta.

Il suol, che preme,
L’aria , che spira
L’empio romano,
S’apra, s’infetti.
Se il passo move
Se il guardo gira,
Incontri larve,
Ruine aspetti.

Ah, che ancor nel gl’abissi
Dormon le Furie, i sdegni e le vendette.
Giove dunque per me non ha saette
E pietoso l’inferno
Ah, ch’io già sono in odio al cielo, a Dite
E se la pena
Non piomba sul mio capo,
A miei rimorsi
È permesso il poter di castigarmi.

Questi la disperata anima mia
Puniscan, sì, sì.

Ma il ferro, che già intrepida stringo,

Alla salma infedel porga la pena.

A voi, padre, consorte, a Roma, al mondo
Presento il mio morir. Mi si perdoni
Il delitto essecrando, ond’io macchiai
Involontaria il nostro honor. Un’altra,
Più detestabil colpa
Di non havermi uccisa
Pria del misfatto, mi si perdoni.

Già nel seno comincia
A compir questo ferro i duri uffitij.
Sento, ch’il cor si duole
Più del dolor di questa
Caduta invendicata,
Che dal orror della vicina morte.

Ma se qui non m’è dato
Castigar il tiranno, opprimer l’empio,
Con più barbaro esempio,
Quand’ei sen cada estinto,
Stringerò a danni suoi mortal saetta
E furibonda e cruda
Nell’inferno farò la mia vendetta.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 15436.51

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
Ultima modifica: