Scheda n. 8625

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo a stampa

Data

Data certa, 1717

Titolo

Libro V. III / Paolo Antonio Rolli

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Rolli, Paolo Antonio (1687-1775)

Pubblicazione

Londra : per Giovanni Pickard, 1717

Descrizione fisica

P. 128-132

Filigrana

Non rilevata

Note

Il tit. si ricava dall’intitolazione a p. 128; il nome dell’A. si ricava dal front. dell’intera edizione. Fa parte delle Canzonette. Libro V.

Titolo uniforme

Della noiosa estate. Forma non specificata

Trascrizione del testo poetico

III
Della noiosa estate
Finita è la stagion,
E lunge dal leon
Cammina il giorno:
Non più del caldo sole
L’agricoltor si duole;
Ma lieto mira il suol di grappi adorno.
Le tigri pose al carro
Di Semele il figliol
E scende col suo stuol
Dalla montagna:
Seco è l’allegro Autunno,
E il vario Vertunno
Coi satiri e i silvani l’accompagna.
Sul tardo suo giumento
Lo seguita Silen,
E un Satiro li sostien
Perché non cada:
Ben cento silvanetti
Scherzano seco e danzan per la strada.
Vezzose ninfe belle
Ecco che bromio appar:
Gitelo ad incontrar,
Ché a voi ritorna:
Pien d’uve porterà
Ove la corvia sta,
Fin ch’essa è piena:
Poi tutte a franca mano
Ammostino il silvano
Dopo che gliene avran carca la schiena.
Quell’uva moscadella
Non mi toccate no;
Chè custodirla io vuò
Per la mia bella:
So che fra gli altri tutti
I dilicati frutti
Frutto non v’è che sia più caro a quella.
Mirate come vaga
Incontro a Bacco vien
Nuda il bel collo e il sen
In vesta d’oro:
D’amor la madre pare
Alle fattezze rare,
Seguita dalle grazie e dal decoro.
Quel parco mover d’occhi
E della bianca man,
Quel dolce spirito uman
Nelle parole
Mostran che l’alma bella
Non scese da una stella;
Ma dal grembo più lucido del sole.
I naccheri e i tamburi
An poi da strepitar,
Chè invitane a danar
Quel praticello:
Ivi son già rinate
L’erbette pascolate,
Perché lo bagna un limpido ruscello.
Pane la sua siringa
Dal fianco scioglierà
E il dolce le darà
Fiato sonoro,
E sulla moll’erbetta
La ninfa mia diletta
Guiderà i balli del silvestre coro.
Tu Corilo gentile
Dei fichi a coglier va,
Ché il Desco imbandirà
Corisc’ardita:
Ma che abbian tutti bada
Lagrime di ruggiada,
Il collo torto e la veste sdrucita.
Due bei Mellon di Sezza
Messio* ne porterà:
Quei che gli arcani sa
Del Dio di Delo:
Pesano ed an la rosa
Intatta e spaziosa,
Gettan gradit’odore e an grosso stelo.
O’ poi di Monte Porzio**
Vin di quattr’anni ancor:
Mel dié del suo signor
La bella prole:
A’ un non so che mordace
Che punge sì, am piace,
E sparge un odor grato di viole.
Lungi dall’aspre cure
Lieti vivrem così
E segnerem quel dì
Con bianca pietra:
Poi chiuderemo il giorno
Cantando nel ritorno,
E il buon Tirresia suonerà la cetra.
* Nome Arcadico del medesimo Fasanella della cui morte parla l’oda 9.
** Nome d’un delizioso villaggio vicino al Tuscolo, il di cui territorio produce dilicati vini: N’è padrone l’eccellentissimo Prencipe Borghese

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

A-Wn - Wien - Österreichische Nationalbibliothek
collocazione 74.R.34.38

Scheda a cura di Bianca Marracino
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