Scheda n. 4624

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

Non è ver che lontananza

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 101v-107

Filigrana

Non rilevata

Note

Il Refrain 1.1 è ripreso dopo 2.1 e dopo 4.1.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (refrain, sol minore, 3)
Non è ver che lontananza
2.1: (aria, sol minore, c-3)
Mi costrinsero le stelle
3.1: (recitativo, c)
Com'esser può che in cener si converta
4.1: (aria, fa maggiore, 3)
Nobil cor che s'innamora

Trascrizione del testo poetico

Non è ver che lontananza
Di Cupido estingue il foco,
Arde sempre in ogni loco
se lo nutre la costanza.

P.a
Mi costrinsero le stelle
A lasciar il patrio lito
A lasciar le luci belle
Per cui porto il cor ferito.
Pur mille e mille
Calde faville
Crescon sempre
All’ardor mio
Cieco oblio
In un petto gentil non ha possanza.

Non è ver che lontananza
Di Cupido estingue il foco,
Arde sempre in ogni loco
se lo nutre la costanza.

2.a
Com’esser può ch’in cener si converta
D’amor la ricca face
Se quell’imago bella
Che l’accese nel seno
Si porta all’alma impressa.
Ascoltatemi amanti
La lontananza no ma il fiero sdegno
O l’empia infedeltade
Quel sembiante scancella
A cui giurate di servir costanti.

Nobil cor che s’innamora
Chiude eterna
La fiamma entro il suo petto
Mira estinto il caro oggetto
E la face serba ancora.
Arde Dido e tanto adora
Fredda polve il suo consorte
Che il sentiero
Nel seno apre alla morte
Perché il barbaro germano
D’abbatter la sua fede ogn’hor s’avanza.

Non è ver che lontananza
Di Cupido estingua il foco
Arde sempre in ogni loco
Se lo nutre la costanza.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-GR - Grottaferrata - Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata
collocazione Crypt. it. 2.23

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
Ultima modifica: