Record num. 7464

Bibliographic level

Constituent unit

Type of record

Printed text for music

Date

Single known date, 1727

Title

CANTATA XXV. / PIRAMO e TISBE.

Music format

Linked names

poet: Rolli, Paolo Antonio (1687-1775)

Publication

Londra : presso Tommaso Edlin, 1727

Physical description

P. 117-124

Watermark

Not recorded

Uniform title

Ecco la bella fonte. Cantata, Piramo e Tisbe

Poetical text transcription

TISBE
Ecco la bella Fonte,
Ed ecco il Gelso delle bianche frutta
Che la difende all’estivo ardore:
Ivi le sorge a fronte
La regia Tomba dell’estinto NINO:
Ma PIRAMO non veggio;
E questa è pur la meta
Del mio del suo Camino.
Ahi, troppo fu sollecito il mio passo!
Ed ei non potè forse
Sollecitar così la fuga ardita.
Vieni PIRAMO vieni
Dove TISBE t’aspetta,
E Dove Amor t’invita.

Vola pietosa Auretta
Vattene dal mio Bene,
Chiedi perché non viene,
Digli che affretti ‘l piè.
Che TISBE sua l’aspetta
S’egli da te saprà;
Vedrai come verrà
Veloce al par di te.

Ma oh Dio!
Qual forte calpestio
Sento nella Foresta!
Quella non è, ma questa
Di PIRAMO la via.
Il raggio della Luna
Mi scoprirà l’oggetto
Quando uscirà fuor della selva bruna.
Ahi! Che fiero Leone
Ver me rivolge il Corso!
Deh mi difendi Amore
Dal feroce suo morso.
A quell’Antro lontano,
Ratto fuggir conviene,
Ah me infelice! forse
PIRAMO incontro al suo periglio viene.

PIRAMO
Bella Notte quanto sei
Cara a i dolci…..
Fido Porto al mio Contento.
DELIA ancor, che spesso copre
De’ Notturni Amanti l’Opre
Par che asconda i rai d’argento.

Paterne Mura ingrate,
In duolo ed in sospetto
Restate, sì restate:
Argin più non sarete
Al nostro dolce Affetto;

Né più dure ministre
Dell’Odio de’ superbi Genitori
Arresterete il corso a i nostri Amori.
Ecco la piaggia aprica,
L’albero ombroso, ecco la Fonte amica.
Ben m’avveggio che ancora
Non venne la mia Bella;
Chè più splendenti assai
Sarian di CINTIA in quella parte i rai.

Dove si volge il guardo,
Il desio
Mi dipinge l’Idol mio
Nelle Piante, ne i Sassi, ne i Fior.
Vieni, non esser tardo
Bel Momento
Che conduci il io Contento,
Vieni e porta la pace al mio Cor.

Ma lacerata, e, oh Dio! di sangue tinta
Veggio una bianca spoglia,
E nel suol polveroso
L’orme rimiro di feroce Belva!
Cara Spoglia, tu sei
Ben nota a gli occhi miei,
Sì, TISBE mi prevenne,
E delle Fiere, oh Dio! certo, assalita,
E nel Bosco rapita,
Già infranta a brano a brano
È in lor profonde Gole:
Ed io rimango in vita?
Misero, fui cagion della sua morte:
E senza il mio Contento;
M’è troppo amaro e forte
Di Vita un sol momento.
Alma bella innocente
A te consacro il colpo.

Su questa acuta spada
Cada il mio petto cada.
Oh che dolce morire!
quando più della morte
Penoso è della vita il fior martire!

TISBE
Chi mi dice per pietà
Che sarà del mio Diletto.
Dalla Belva ei pur fuggì:
Spero sì
Ma il timor m’affligge il petto.

Ahimè! presso alla Fonte
Chi mai disteso giace?
PIRAMO, e che ti spinse a cruda morte?
PIRAMO, oh Dei! rispondi:
La tua TISBE carissima ti chiama,
Ma tu mi guardi appena,
E le smorte tue luci
Tosto richiude la mortal tua pena.
Il mio Vel lacerato
E di sangue bagnato
CH’ivi non lunge miro,
Creder ti fece la tua TISBE amata
Dal Leon divorata,
E non volesti restar solo in vita.
O’ petto, ò petto anch’io
Da morir teco d’un’egual ferita.

A DUE
TIS. Si cada su la spada.
PIR. NO.
TIS. Sì, moro anch’io.
PIR. Ahi! no! oh Dio!
TIS. Da forte morirò
PIR. No.
TIS. Morir desio.
PIR. No no, Ben mio.

Country

Great Britain

Language

Italian

Shelfmark

NL-DHk - Den Haag - Koninklijke Bibliotheek, Nationale Bibliotheek van Nederland
shelfmark KW 756 B 3.49

Record by Giacomo Sciommeri
Last modified: